Stavolta, a pochi passi dall’entrata del Tribunale, dov’è in corso l’udienza sull’inquinamento Ilva, c’è meno gente rispetto allo scorso 17 febbraio. Le indicazioni giunte dalla Prefettura, tese ad evitare il muro contro muro, proprio davanti al Palazzo di Giustizia, così come gli appelli lanciati da alcuni ambientalisti a non manifestare in zona, hanno fatto sì che le presenze fossero ridimensionate.
Una situazione che non è stata digerita bene da una parte dei giovani presenti. “Non comprendiamo certi ambientalisti – affermano – prima suggeriscono ai tarantini di non venire davanti al Tribunale per evitare problemi di ordine pubblico, poi però si presentano per fare campagna elettorale”. Un cittadino si dice piuttosto contrariato: “Se non ci fossero stati alcuni appelli a disertare la manifestazione oggi saremmo molti di più. E’ logico che il confronto con la manifestazione degli operai Ilva ci veda minoritari”. Luigi Boccuni, rappresentante di Aria Pulita e da sempre schierato con AltaMarea, spiega così la sua presenza: “Io ragiono con la mia testa e ritengo giusto essere qui”.
Sugli striscioni appaiono messaggi inequivocabili: “Basta veleni, basta tumori, lottiamo per una Taranto migliore“. E ancora: “Basta bonificare i vostri conti, la giustizia non fa sconti”. Anche in quest’occasione sono i ragazzi a prevalere. Poi ci sono le associazioni e i movimenti uniti nell’Assemblea Popolare Tarantina. Nel loro volantino si legge l’amarezza davanti ad “una città che sembrerebbe destinata ad una lotta atroce tra chi vuole mangiare e chi vuole respirare”. Per loro la via maestra è quella di “una strategia partecipata, in grado di pianificare un diverso modello di occupazione rispetto a quello attuale e che includa nelle scelte l’intera cittadinanza”.
Profonda è la diffidenza nei confronti dei politici locali, vecchi e nuovi: “Anche se fossero in buona fede – si legge ancora nel volantino – sarebbe illusorio pensare che vincano contro grandi lobby economiche sostenute da politicanti anche a livello nazionale. Solo la nostra partecipazione attiva potrà permetterci di riscattare la città. Ci hanno imposto l’arte di arrangiarci e sopravvivere – avvertono – impareremo quella di lottare”. Intanto, sopra di loro appare un cartello con su scritto: “Siamo nati per lottare”. Sono braccia giovani ad innalzarlo.
Alessandra Congedo
OPERAIO ILVA SI SFOGA: “CLIMA TESO IN AZIENDA”
C’è anche una troupe di “Piazza Pulita”, trasmissione de “La 7”, tra i ragazzi che manifestano in Corso Italia. E’ Alessandro Sortino, ex Iena, a raccogliere gli sfoghi di chi è stanco di respirare veleni. Davanti ai microfoni si presenta anche un operaio Ilva, che preferisce farsi riprendere di spalle, per parlare del clima teso che si respira in fabbrica e dell’organizzazione messa a punto per portare migliaia di lavoratori in strada. Poi prende la parola un ragazzo che indossa la maglietta con su scritto “RespiriAmo Taranto”. “La Lega Calcio ha vietato alla squadra del Taranto di giocare con questo messaggio, perché ritenuto politico”, spiega davanti ad un esterrefatto Sortino, che in precedenza è passato dalla manifestazione degli operai Ilva beccandosi qualche fischio.Oltre agli studenti e ai giovani che militano in vari movimenti cittadini, ci sono anche volti noti come quello di Cosimo Semeraro, ex presidente dell’Associazione 12 Giugno e coordinatore del comitato Vittime del Lavoro. “Non ha senso la contrapposizione tra operai e cittadini – dice – il problema è che Riva ha avuto uno stabilimento in regalo dallo Stato e non si è attrezzato adeguatamente per ridurre le emissioni inquinanti. Così come ha speso tanti soldi per Alitalia, avrebbe potuto investire meglio su Taranto. Ma le responsabilità sono anche dello Stato, che per primo avrebbe dovuto tutelare la salute dei cittadini ionici”. E’ dello stesso parere un ex dipendente Ilva: “Bisogna lavorare per ottenere una vera e propria riconversione – dice – proprio ieri ho parlato con un operaio che mi ha detto cosa pensa: se mi dessero un’alternativa lascerei subito il siderurgico. In azienda – aggiunge – c’è un clima di terrore: non è facile esprimere liberamente le proprie opinioni”.
Duro con i vertici Ilva è anche Ernesto Palatrasio dello Slai Cobas, che commenta così la manifestazione degli operai: “Non è un’iniziativa libera – attacca – è una serrata dell’azienda che ha obbligato i lavoratori a manifestare richiamandoli pure dalla cassa integrazione. Stiamo presentando un esposto alla Procura”. Di clima inquietante parla Angelo Bonelli, presidente dei Verdi e candidato sindaco di alcune liste civiche: “L’azienda che in altre occasioni avrebbe punito i propri dipendenti se avessero scioperato, oggi ha aperto le sue porte per far scendere in strada migliaia di persone con lo spauracchio del ricatto occupazionale”. Un altro candidato sindaco, Alessandro Furnari del Movimento 5 Stelle è invece nei corridoi del Tribunale, insieme ad alcuni rappresentanti del movimento Taranto Lider, davanti all’aula dove si celebra l’udienza.
Di riconversione parlano, infine, due cittadini sempre in prima fila quando si tratta di manifestare in difesa della salute e dell’ambiente. Dice Angelo: “Taranto dovrebbe puntare su attività alternative, in grado di valorizzare le risorse culturali e naturali del territorio, come accade in altre città che riescono a vivere senza un grande siderurgico”. In Monica, volontaria e documentarista, prevale la delusione nei confronti delle istituzioni: “I politici sono tutti dei pinocchi – è il suo sfogo – anche Stefàno ci ha deluso: da un medico come lui ci aspettavamo iniziative forti che non sono mai arrivate. E invece abbiamo visto che si accontentava del ripristino delle fontanelle del cimitero da parte dell’ilva”.
A.C.
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