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Il corteo degli operai e gli striscioni “costosi e provocatori”

TARANTO – Non si sono fatte attendere, già nella giornata di ieri, le reazioni di alcune associazioni ambientaliste al corteo di operai Ilva che ha invaso le strade del centro cittadino con il sostegno dell’azienda. Una prova di forza muscolare, ma anche un evidente segnale di disagio, da parte di un colosso industriale che evidentemente teme gli sviluppi dell’inchiesta giudiziaria. Riportiamo di seguito le note stampa di Legambiente e Fondo Antidiossina Taranto-Peaclink.

A. Cong.

LEGAMBIENTE: “Basta, non potete strumentalizzare i nostri dati” – L’arroganza e la protervia dell’ILVA non hanno limiti. Siamo stufi dell’uso strumentale dei dati di Legambiente. Perché l’Ilva non cita le nostre osservazioni sull’Aia e le 26 richieste presentate nei giorni scorsi al Ministro Clini che la inchiodano alle proprie responsabilità? Abbiamo già più volte denunciato l’uso strumentale dei dati di Legambiente da parte dell’ILVA e ora diciamo basta! E’ semplicemente vergognoso lo striscione in cui i manifestanti “organizzati” (tutti con gli stessi fischietti e con striscioni uguali e omogenei come fattura) sbandieravano solo uno dei dati del Dossier Ecosistema Urbano di Legambiente ed è risibile che su altri striscioni lo stabilimento di Taranto fosse descritto come un modello di sostenibilità. Azienda modello da seguire? Ma visto che sono così’ bravi, cosa aspettano allora a risolvere l’annoso problema dei parchi minerali che continuano ad avvelenare l’aria e il quartiere Tamburi e a provocare i danni alla salute descritti nella perizia degli epidemiologi presentata nell’ambito dell’incidente probatorio che si concludeva oggi? Cosa aspettano ad installare il sistema di campionamento in continuo delle diossine, a ridurre  le emissioni di benzo(a)pirene e a ritirare il ricorso fatto contro l’Aia rilasciata dal ministero?”.

E’ questo il commento di Legambiente in una nota firmata da Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale, Francesco Tarantini, presidente regionale e da Lunetta Franco, presidente del circolo di Taranto, dopo la manifestazione davanti alla Prefettura di Taranto e le dichiarazioni di un dirigente Ilva intervistato dal TG3. “Perché l’ILVA non ricorda le Osservazioni di Legambiente sull’AIA e le 26 richieste irrinunciabili presentate nei giorni scorsi al Ministro dell’Ambiente Clini che la inchiodano alle proprie responsabilità?  E perché non ricorda che Legambiente si è costituita al TAR in opposizione al ricorso presentato dall’azienda contro l’AIA? E’ forse necessario ricordare per l’ennesima volta che l’azienda non ha fatto i principali interventi sugli impatti ambientali in modo volontario, ma solo perché costretta dalla mobilitazione della città, delle associazioni, degli enti locali e di controllo e di parte del sindacato?.

Troviamo davvero intollerabile citare in quel modo assolutamente strumentale – continua la nota di Legambiente – i nostri dati sull’inquinamento da polveri sottili dei capoluoghi di provincia italiani. E ricordiamo all’ILVA che i 45 superamenti registrati nel 2011 nella centralina di via Machiavelli e i 40 della centralina di via Archimede, vista l’ubicazione delle centraline e stando a una recente perizia del CTU incaricato nell’ambito di una causa civile intentata da un condominio del quartiere Tamburi contro l’ILVA, sono imputabili prevalentemente ai parchi minerali dell’ILVA stessa, non certo al traffico quasi inesistente in quelle due vie! Ma davvero l’Ilva pensa che quelle nuvole di fumo e gas tossici emessi dai camini e dagli impianti  e di polveri liberate dai parchi minerali, e il fenomeno dello Slopping denunciato nell’inchiesta del NOE di Lecce siano solo un effetto ottico o la solita invenzione degli ambientalisti cattivi che hanno pregiudizi contro l’azienda? Se la città di Taranto, invece che affacciata sul mare, fosse situata in Pianura Padana, dove le condizioni climatiche e geografiche non permettono la circolazione dell’aria, avrebbe risultati ben diversi. E quindi la si smetta di citare in modo distorto i nostri dati per argomentare una qualità dell’aria a Taranto che non è certamente salubre. E infine quello slogan “Fuori, le bugie dalle aule di giustizia” a cosa si riferisce? Chi mentirebbe nelle aule di giustizia? Non dovrebbe essere necessario ricordare all’ILVA che stabilire la verità è compito dei magistrati e che, fino a prova contraria, le bugie sono fuori dalle aule di giustizia per definizione. O si pensa che la magistratura non sia in grado di stabilire la verità in questa vicenda”?

FONDO ANTIDIOSSINA TARANTO E PEACELINK: “Striscioni costosi e provocatori”

Relativamente alla manifestazione di protesta che ha avuto luogo questa mattina a Taranto, desideriamo che le autorità facciano piena luce su chi ha realizzato gli striscioni mantenuti in “parata” da diversi lavoratori dell’Ilva. Tali striscioni (diverse decine) erano di ottima fattura e persino di  pvc (materiale molto costoso)  e alcuni di essi riportavano scritte di tono provocatorio e  anche molto sgradevoli  nei confronti del giudice delle indagini preliminari. Chiediamo, pertanto, alla Procura di Taranto di fare luce su quanto accaduto per appurare se siano ravvisabili ipotesi di reato e di verificare chi sia l’effettivo autore materiale di tutti quegli striscioni. Ciò in difesa del GIP, dottoressa Patrizia Todisco, nei confronti della quale esprimiamo costantemente le nostre attestazioni di stima e di rispetto e auspichiamo che Ella possa continuare a lavorare serenamente, sempre consapevole del sostegno nostro e degli ambientalisti tutti.

Prof. Fabio Matacchiera (Fondo Antidiossina Taranto Onlus)

Prof. Alessandro Marescotti (Peacelink)

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