Solo pochi giorni fa, com’è noto, l’Ilva aveva incassato un altro risultato a suo favore, grazie all’accoglimento da parte del Tar di Lecce di un ricorso contro alcune prescrizioni contenute nell’Aia, ritenute dall’azienda eccessivamente penalizzanti. Ricordiamo che tra i provvedimenti chiesti dal sindaco di Taranto figuravano l’installazione sul camino E312 (da cui viene emessa diossina) dell’impianto di agglomerazione di un sistema di campionamento di lungo periodo, idonee ed efficienti modalità di contenimento del sistema di scarico delle polveri abbattute dagli elettrofiltri Esp e Meep a servizio del camino E312 dell’impianto di agglomerazione AGL 2, l’avvio con immediatezza delle attività finalizzate alla realizzazione di un adeguato sistema di abbattimento polveri relativo alle acciaierie con obbligo di comunicare il cronoprogramma entro 15 giorni.
Viene da chiedersi, a questo punto, quanto siano ponderate ordinanze che prestano facilmente il fianco ai ricorsi. D’altronde, non è la prima volta che un provvedimento del sindaco Stefàno viene “bloccato” da una decisione del Tar di Lecce. Lo stesso era accaduto in passato con un’altra ordinanza sul benzoapirene. Davanti allo spiegamento di forze (anche a livello legale) di un colosso industriale come l’Ilva non si può andare avanti a colpi di improvvisazione. Sempre che ci sia la reale volontà di agire e battersi a tutela dell’intera collettività.
A. Cong.
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