Ricorso al Tar su Aia, l’Ilva insiste. Si attende la decisione

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Si è tenuta oggi, dinanzi al Tar Puglia di Lecce, l’udienza di Camera di Consiglio sulla istanza di sospensiva avanzata dall’Ilva Spa.

Sulla vicenda interviene Legambiente: «Neppure in un momento drammatico come l’attuale, nel quale emergono elementi di tale gravità che dovrebbero indurre tutti ad una riflessione più approfondita circa le modalità con cui l’attività dell’impianto siderurgico si è svolta in passato e continua a svolgersi attualmente, ebbene neppure in tale momento, in cui si discute dell’ordinanza emessa dal sindaco di Taranto e delle perizie depositate nell’incidente probatorio disposto dal gip del Tribunale di Taranto, e quindi della prova che le prescrizioni sino ad oggi imposte non sono sufficienti a rendere le emissioni inquinanti in linea con i limiti di legge e con la sopportabilità dei cittadini, con gravi conseguenze sulla salute di questi ultimi, l’Ilva ha dato prova di voler aprire una fase di dialogo più sereno con il territorio e le istituzioni, magari rinunciando alla istanza di sospensiva oggi discussa. L’Ilva ha invece insistito pervicacemente, nella propria richiesta di sospensione dell’efficacia del provvedimento di A.I.A., relativamente alle prescrizioni in materia di sistemi di abbattimento di macro e micro inquinanti, nonché di rete di smaltimento delle acque reflue.

E’ facile trarre, da questo atteggiamento dell’Ilva – continua Legambiente – una duplice considerazione: da un lato deve intendersi che la società sia intenzionata a proseguire nella propria sistematica azione tesa all’impugnativa di qualsiasi provvedimento che interessi la propria attività, con la facile previsione che anche l’ordinanza del Sindaco Stefano sarà oggetto di impugnativa; dall’altro sembra evidente che viene chiusa ogni possibilità di dialogo con i cittadini e le istituzioni locali, ritenendo che la sede idonea per la definizione dei rapporti sia quella giudiziaria e non quella concertativa e procedimentale. Ciò
risulta particolarmente e negativamente significativo anche in considerazione del fatto che il prossimo 14 marzo è previsto un  incontro tra istituzioni locali e Ministero propedeutico alla riapertura del procedimento di A.I.A., e che potrebbe essere proprio quella la sede nella quale, in contraddittorio con tutte le altre parti, andare a verificare le modalità di esecuzione e il peso delle prescrizioni».

Legambiente ritiene che il ricorso avverso il provvedimento di A.I.A. sia infondato “sia in fatto che in diritto, così come specificamente dettagliato nell’atto di costituzione depositato in giudizio, e che a maggior ragione sia da rigettare l’istanza di sospensione, sia perché la materia posta al vaglio del Tar è di tale complessità tecnica che mal si concilia ad una decisione in sede cautelare, sia perché non sussistono i requisiti previsti dalla legge per il suo accoglimento, con particolare riferimento al cd. periculum in mora, essendo tutte le prescrizioni impugnate non suscettibili di applicazione immediata”. L’associazione ambientalita confida, quindi, che questa volta “il Tar voglia accogliere le tesi difensive delle parti resistenti e rigettare l’istanza cautelare, anche perché un suo accoglimento, nella situazione attuale, risulterebbe davvero paradossale”.

A proposito di dialogo. Non era stato un dirigente dell’Ilva (Adolfo Buffo) ad affermare solo pochi giorni fa quanto segue: “E’ auspicabile  che in questa fase rimanga ferma la volontà di dialogo tra le Istituzioni e l’industria perché anche per noi, soprattutto per noi, raggiungere elevati livelli di ecocompatibilità degli impianti è un obiettivo irrinunciabile”? Non sarebbe stato più opportuno, in un momento così critico, rinunciare alla battaglia legale per andare umilmente incontro alle esigenze del territorio? Domande che restano aperte in attesa della delicata decisione del Tar.

A. Congedo

 

 

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