Inquinamento Ilva, Clini più veloce della luce
TARANTO – Ispirandosi forse alla velocità della luce dei neutrini del “tunnel” che collega i laboratori Gran Sasso al Cern di Ginevra di “gelminiana” memoria, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, ha immediatamente risposto all’appello del presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, convocando un incontro per il prossimo 14 marzo a Bari (il perché non vengano mai a Taranto resta un mistero), al quale parteciperà anche il sindaco Stefàno, per discutere dell’eventuale riapertura del procedimento A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale) dell’Ilva di Taranto. Inoltre, come si evince da una nota ufficiale del Ministero dell’Ambiente, presi da un improvviso sacro furore, lo stesso ministro Clini e il presidente Vendola “hanno deciso di avviare subito, in preparazione dell’incontro, l’analisi della documentazione tecnica dell’autorizzazione Aia, che era stata rilasciata nel luglio scorso”.
Lo riconfermiamo ancora una volta: è incredibile l’effetto domino che hanno generato le due perizie stilate dagli esperti chimici ed epidemiologi nominati dalla Procura di Taranto, nell’ambito dell’incidente probatorio sull’inchiesta avviata in merito all’inquinamento ambientale prodotto dall’azienda siderurgica della famiglia Riva. Nel giro di pochissimi giorni Regione Puglia, Provincia e Comune di Taranto, si sono improvvisamente attivati, ritrovando un’insospettabile energia e voglia di fare. Il problema è che, come sempre, siamo alle semplici parole, alle chiacchiere da bar che sfociano in proclami populisti privi di alcun valore politico e sociale. Cosa peraltro alquanto stramba, visto che tutto questo furore populista proviene da forze politiche e sindacali che per loro natura (ovvero valori ed ideali) da tali atteggiamenti dovrebbero essere lontani anni luce.
E così arriviamo al paradosso in cui le nostre istituzioni, lodano la magistratura per il gran lavoro svolto dai periti chimici ed epidemiologi, ignorando volutamente che l’iniziativa intrapresa dalla Procura di Taranto è nata per fare chiarezza su un problema, ovvero quello dell’inquinamento ambientale e dei danni alla salute ad esso connessi, sul quale loro stessi hanno taciuto per decenni, invece di svolgere il compito per il quale riscaldano le loro belle poltrone. Per anni e anni ci hanno incantato con la storia del non sapere con certezza scientifica chi avesse inquinato e in qual misura la città di Taranto, causando come logica conseguenza malattie e morte.
Bene. Perché allora non hanno nominato loro quegli stessi periti a cui ora plaudono, per avere una chiara visione della realtà? Perché hanno atteso che si muovesse la magistratura? Perché non hanno imposto la realizzazione di un registro tumori che altrove esiste dagli anni ’70, ben sapendo quale fosse la drammatica realtà tarantina in materia di malattie e morte? Perché a nessuno è venuto mai in mente di finanziare le mappe epidemiologiche? Perché in tutti questi anni nessuno si è preso la briga di andare a vedere come e in qual misura venissero attuati i provvedimenti concordati nei famosi atti d’intesa del 2004 e del 2005? Perché in sede di rilascio A.I.A. non ci si è imposti affinché venissero inserite alcune prescrizioni, come ad esempio la copertura dei parchi minerali (problema che esiste da una vita), salvo tirarlo fuori adesso come “problema nuovo” da risolvere immediatamente?
Perché negli ultimi anni avete parlato con orgoglio dell’innovazione degli impianti dell’Ilva, stringendo mani, regalando sorrisi, avviando in prima persona apparecchiature ultra moderne, tanto da arrivare a
definire la stessa “azienda modello a livello europeo”, per poi oggi compiere una disperata ritirata, nella speranza che qualcuno si dimentichi delle vostre oggettive responsabilità? Perché soltanto dopo la pubblicazione delle due perizie, “finanziate” mappe epidemiologiche, emettete ordinanze “restrittive”,
promuovete fantomatiche “vertenze” nazionali per Taranto, andate a bussare alla porta dello Stato per ottenere chissà quali risarcimenti, quando per decenni non avete mosso un dito? Perché sbandierate ai quattro venti l’assoluto bisognodi avviare una “bonifica” generale per questa città, quando anche un bambino di 5 anni capirebbe che non avrebbe alcun senso bonificare un sito in cui sono presenti aziende che continuano ad inquinare? Perché non ratificate la richiesta di risarcimento danni all’Ilva, garantita da una condanna definitiva in Cassazione nel lontano 2005?
Perché non spiegate il non aver impiegato i 56 milioni finanziati dalla Regione Puglia per la bonifica dei Tamburi e poi finiti nella casse della Provincia di Brindisi? Perché non spiegate dove sono finiti i 26 milioni di euro del Ministero dell’Ambiente per la bonifica dell’area tarantina del lontano 2006? Perché mentite sapendo di mentire? Ve lo diciamo noi: per paura. Perché temete di essere individuati per quello che siete: ovvero corresponsabili per quanto avvenuto in questa città. Per quanto poteva essere impedito. Per quanto poteva essere fatto. Per tutto quello su cui avete colpevolmente taciuto. Ed ora è troppo facile, troppo semplice, parlare, annunciare, invocare, sbraitare, gridare, pretendere. Siete fuori tempo massimo, cari signori. E visto che siamo in area di chiacchiere da bar, nella pagina accanto potete “deliziarvi” con la lettura degli interventi di Confindustria e dei tre sindacati confederali, che continuano a straparlare di eco-compatibilità senza spiegare il reale significato di questa parolina magica. Ma soprattutto, potrete leggere con i vostri occhi come i sindacati, che dovrebbero tutelare i diritti dei lavoratori, omettono del tutto di citare i risultati della perizia dei periti epidemiologi, in merito a quanto emerso sulla drammatica situazione, in termine di malattie e morti, dei lavoratori dell’Ilva di Taranto. Chapeau.
Gianmario Leone