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La commedia del paradosso – Protagonisti Stefàno e Ilva

TARANTO – Oramai siamo arrivati al puro paradosso. O, se preferite, ad una commedia in pieno stile italiano, in cui i protagonisti giocano così tanto con le parole da far apparire la realtà per quella che non é. Con il concreto rischio, per i disattenti o gli ingenui, di finire per credere che davvero le cose stiano come le raccontano loro. E così, mentre nella giornata di ieri venivano depositati dai tecnici esperti nominati dal gip di Taranto, Patrizia Todisco i risultati della perizia epidemiologica (affidata a tre specialisti, ha accertato l’esistenza di una possibile connessione tra le malattie, le morti causate da tumori e l’inquinamento prodotto dalle emissioni dagli impianti industriali dell’Ilva, e sarà discussa in camera di consiglio nell’udienza del 30 marzo), l’Ilva S.p.A. diffondeva una nuova nota ufficiale (siamo alla quinta in appena quattro giorni, mai nella loro storia il siderurgico ha scritto tanto) con la quale informava come siano già partite le “prime azioni per ottemperare alle richieste del Sindaco Ippazio Stefano”.

Meraviglia delle meraviglie veniamo così a conoscenza del fatto che l’Ilva si dichiara possibilista nel portare a termine entro appena 30 giorni (che per la cronaca scadranno entro il prossimo 26 marzo) opere che per i comuni mortali richiederebbero anni di lavori e svariati milioni di euro di investimento. Dunque, pur di scongiurare la “minacciata chiusura” degli impianti coinvolti nell’ordinanza, i vertici del siderurgico mostrano un sorriso conciliante al primo cittadino in nome “di quegli obiettivi comuni e primari per tutti, Istituzioni, società civile e grande industria come salute, ambiente e lavoro”. E che all’Ilva non abbiano più intenzione di perdere tempo, lo dimostra il fatto che “sono partite fin da subito le analisi sulla fattibilità tecnica degli interventi proposti”. Insomma, tutti all’opera perché qui non si scherza mica. Soprattutto quando in ballo ci sono valori veri come “salute, ambiente e lavoro”, pilastri del nuovo postulato economico che risponde al nome di eco-compatibilità, che l’Ilva, i sindacati e le nostre Istituzioni hanno da sempre dimostrato di avere a cuore per il bene della collettività.

Insomma, la Procura di Taranto è riuscita nel miracolo di rasserenare il clima in questa delicata fase per l’Ilva e i nostri politici: dall’oggi al domani infatti, entrambe le componenti hanno iniziato a mostrare un senso dello Stato e delle Istituzioni, un rispetto verso la salute e l’ambiente di lavoratori e cittadini davvero encomiabile. Anche perché, come “giustamente” ci ricordano dall’Ilva, “il dialogo è lo strumento principe, in questa fase delicata, per coniugare gli interessi della collettività e quelli degli 11.000 lavoratori dello Stabilimento che di questa comunità sono parte integrante”. Non sia mai che a qualcuno venga in mente di trasformare Taranto in una grande questione nazionale come la Val Susa, vero?

Che poi né il sindaco Stefàno, né l’Ilva di Taranto, abbiano spiegato come intendono procedere per raggiungere gli entusiasmanti obiettivi previsti nell’ordinanza di sabato scorso, è solo un piccolissimo dettaglio, che solo dei faziosi e pignoli come noi possono andare a sottolineare ancora una volta. Ad esempio, in cosa consisterebbe questo paventato “campionamento di lungo periodo”? A quale dei tre sistemi esistenti al mondo fa riferimento? Quali sarebbero queste “idonee ed efficienti modalità di contenimento del sistema di scarico delle polveri”? Quale sarebbe questo “adeguato sistema di abbattimento polveri relativo alle acciaierie” di cui scrive Stefàno? In cosa consisterebbe “il completamento delle procedure operative e gestionali, finalizzate ad evitare o minimizzare le emissioni fuggitive”? Per non parlare del fatto che è quanto meno strano che il Sindaco e l’Ilva trovino soltanto adesso la voglia e la spinta propulsiva per agire in questo senso.

Visto e considerato che Stefàno ha dapprima del tutto ignorato la relazione fornita dal reparto dei Carabinieri del NOE di Lecce, che dopo aver tenuto sotto sorveglianza a distanza per 42 giorni l’Ilva di Taranto, sottolineava già lo scorso giugno quanto poi relazionato dai periti chimici in merito alle emissioni da parte dell’Ilva, arrivando a consigliare addirittura il sequestro degli impianti del siderurgico. E in un secondo momento non ha partecipato come invece avrebbe dovuto, alla procedura per il rilascio dell’A.I.A. avvenuto lo scorso 5 luglio, spingendo per le dovute prescrizioni proprio sulle criticità poi evidenziate nell’ordinanza. Stesso discorso dicasi per l’Ilva che sino all’altro giorno ha ricorso al Tar per qualunque provvedimento o imputazione le venisse rivolta (compresa l’A.IA.).

Insomma, alla fine ci ritroviamo ancora una volta con in mano solo un cumulo di promesse e proclami lontani anni luce dalla realtà. Per fortuna però, è la stessa Ilva a riportarci sulla Terra, quando ricorda come, sempre in merito all’ordinanza, “vi potranno essere nei prossimi giorni alcuni approfondimenti dei profili legali ma saranno finalizzati solo ad alimentare questo spirito di collaborazione”. Per carità, qui “nessuno” ha pensato che questi profili legali possano voler significare l’ennesimo ricorso al Tar. Infine, un avviso ai naviganti: siamo disposti a far tutto ciò che è nelle nostre possibilità pur di arrivare ad ottenere un giorno verità e giustizia. E lo faremo, come sempre, “sino all’ultimo respiro”.

Gianmario Leone

g.leone@tarantooggi.it

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