I due attori principali in questione, Comune ed Ilva, provano dunque ad anticipare i tempi, mandando segnali di chiara natura propagandistica e opportunistica. Da un lato abbiamo infatti un sindaco che, vedendo all’orizzonte il possibile tsunami provocato dagli esiti della perizia dei periti epidemiologici, anticipa furbescamente i tempi politici di un’ordinanza praticamente inutile, con la quale ordina all’Ilva di adottare una serie di provvedimenti per limitare e/o abbattere le emissioni nocive entro 30 giorni a partire dalla notifica dell’atto. In caso contrario, il primo cittadino avverte che gli impianti riguardanti l’ordinanza dovranno sospendere la loro attività. Sapendo però perfettamente che, se da un lato è praticamente impossibile in appena 30 giorni adempiere a tutte le operazioni previste dall’ordinanza, dall’altro è pressoché certo che l’Ilva ricorrerà proprio per questo motivo al Tar, che darà ovviamente ragione al siderurgico, trasformando la stessa ordinanza in tanti piccoli coriandoli di carnevale.
Dall’altro lato invece, abbiamo l’Ilva che ovviamente gioca di sponda con il Sindaco, recitando la parte di chi, pur volendo porgere l’altra guancia per raggiungere quanto prima tutti insieme il “favoloso” obiettivo della eco compatibilità, risponde con un signorile ma scontato “ci dispiace, ma il tempo è troppo limitato”. E’ essenzialmente questo il messaggio che l’azienda affida all’onnipresente ing. Adolfo Buffo, Rappresentante della Direzione per Qualità Sicurezza e Ambiente dell’Ilva di Taranto, per commentare l’ordinanza del sindaco Stefàno. “Stiamo valutando con la dovuta attenzione – commenta Buffo – i contenuti dell’ordinanza del sindaco Stefàno. La valutazione che stiamo svolgendo è sia sulla fattibilità degli interventi richiesti sia sulla loro legittimità legale”. In pratica, tra le righe, è sin troppo chiaro l’imminente ricorso al Tar, l’ennesimo nella storia dell’Ilva degli ultimi anni.
Ma non c’è solo questo nella risposta dell’Ilva. “Per quanto riguarda la fattibilità – specifica l’ing. Buffo – abbiamo già detto la scorsa settimana di come siamo pronti a partire con il campionamento di lungo periodo. Aspettiamo che siano le Istituzioni preposte ad indicarci la tecnologia da utilizzare”. E’ davvero simpatico questo continuo spedire al vicino la patata bollente del campionamento in continuo: forse, basterebbe semplicemente andare a bussare alla porta dell’assessorato dell’Ambiente ed Ecologia della Regione Puglia, chiedendo dell’ass. Lorenzo Nicastro, che lo scorso 5 luglio, tutto preso dall’entusiasmo dell’avvenuta concessione dell’A.I.A. all’Ilva, si lasciò andare a frasi di giubilo del tipo: “Tra i tanti obiettivi raggiunti quest’oggi, siamo riusciti ad ottenere una data certa per l’avvio del monitoraggio in continuo delle diossine”. Quale sia questa data “certa”, a tutt’oggi, nessuno è ancora in grado di dirlo visto che tra studi di fattibilità e periodo di sperimentazione, tutto ci sembra tranne che essere in un contesto di date certe.
C’è poi il capitolo della riduzione delle polveri, che l’Ilva continua a dichiarare “un obiettivo su cui stiamo lavorando da anni e su cui continueremo ad impegnarci”, pur perseverando sulla linea del “nostro pieno rispetto dei limiti di legge vigenti”. A tal proposito, nella giornata di ieri è apparso sul sito ufficiale dell’azienda un grafico concernente le emissioni giornaliere di polveri dal camino E312 in relazione ai limiti imposti dall’AIA (40 mg/Nm3), che fanno riferimento ad una non precisata settimana di un anno indefinito (la chiarezza dei dati Ilva ha sempre un po’ lasciato a desiderare in effetti), con i limiti ovviamente nella norma.
Niente da fare, dunque: all’Ilva proprio non scende giù il periodo della relazione dei periti chimici in cui viene messo nero su bianco come “all’interno dello stabilimento Ilva di Taranto non siano osservate tutte le misure idonee ad evitare la dispersione incontrollata di fumi e polveri nocive alla salute di lavoratori e terzi (cittadini)”, oltre a sottolineare come “allo stato attuale alle emissioni derivanti da questi impianti non sono installati i sistemi di controllo in continuo né viene verificato il rispetto dei limiti dei parametri inquinanti previsti dal D.M. 5 febbraio 1998 sopra detti, tali emissioni non risultano conformi a quanto previsto dalla normativa nazionale. Inoltre poiché ai suddetti camini non sono installati i sistemi di controllo in continuo alle emissioni, non c’é alcun elemento che dimostri il rispetto dei limiti”.
Noi ve lo continueremo a ripetere, magari a furia di leggerlo vi convincerete che, nel vostro magico mondo dei 200 camini fumanti, “qualcosa” non funziona. Ma la perizia dei chimici sullo stato attuale dell’Ilva, ha provocato anche un certo stordimento alla dirigenza del siderurgico, visto che anche Buffo dichiara che “siamo perplessi su come le conclusioni della perizia siano diventate delle certezze, senza che ancora si sia attivato un contraddittorio tra le parti e senza valutare che nella perizia stessa permangono molti dubbi e incertezze”. Noi la perizia l’abbiamo letta, con tanto di conclusioni, che tutto paiono tranne che fonte di dubbi ed incertezze. Se poi andiamo ad immaginare che il contradditorio debba avvenire con chi, come l’avvocato Perli, afferma che “la diossina presente nel terreno può esserci arrivata in tanti modi”, allora stiamo davvero freschi.
La conclusione, poi, è da Mulino Bianco. “E’ auspicabile – conclude l’ing. Buffo – che in questa fase rimanga ferma la volontà di dialogo tra Istituzioni e industria perché anche e soprattutto per noi, raggiungere elevati livelli di eco compatibilità degli impianti è un obiettivo irrinunciabile. Crediamo che salute, ambiente e lavoro siano obiettivi comuni e primari per tutti, Istituzioni, società civile e grande industria. Nessuno escluso quindi”. Tranquilli, siete in buona compagnia. Politica, sindacati, Confindustria e imprenditoria locale, sono tutti dalla vostra parte, come dimostrato dai tanti interventi vuoti pronunciati ieri. Rischiate solo di avere qualche “piccolo” problemino con la giustizia. Ma si sa, il rischio è il vostro mestiere. Auguri.
Gianmario Leone
g.leone@tarantooggi.it
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