Il piano è sin troppo chiaro: nel giro di una settimana ben 600 operai in cassa integrazione. La scure del ricatto occupazionale che si riabbatte senza scrupoli, su una città e una provincia attanagliata da una crisi che registra ben 70.000 disoccupati. Nello stesso tempo però, viene indetta una conferenza stampa aperta a tutti (tranne che a TarantOggi), dove vengono illustrati tutti gli investimenti e le migliorie che l’azienda avrebbe apportato per ridurre l’inquinamento ambientale.
Cifre da capogiro, milioni di euro spesi, riduzioni drastiche di diossina al limite dell’incredibile: il tutto però, senza uno straccio di foglio che possa dimostrare la veridicità di quanto dichiarato. Un’autoreferenzialità fastidiosa e urticante, che contiene un unico messaggio deviante e fuorviante al tempo stesso: l’Ilva ha fatto e sta facendo tutto il possibile per migliorare l’attuale situazione, proprio perché da Taranto non abbiamo intenzione di andare via.
Infine, la terza ed ultima mossa, amaramente riuscita: l’invasione tramite pubblicità, sia sui giornali locali (eccezion fatta sempre per TarantOggi) che sulle emittenti televisive, dove le voci dell’azienda e di una suadente annunciatrice, illustrano quanto è buona mamma Ilva. E quanto può essere eco-compatibile con la vita di Taranto e dei tarantini. I dati dell’ISPRA però, dicono tutt’altro.
Un piano, quello dell’Ilva, che in economia così come in politica, viene adottato da chi sente pian piano venire meno le certezze di un impero che dura da sempre. E che nessuno mai ha provato a mettere in discussione. Anzi. Perché l’arroganza di chi oggi mostra un sorriso diabolico, noi non l’abbiamo dimenticata. Novembre 2009, Emilio Riva ai microfoni dei giornalisti dichiarò: “A Taranto non esiste nessun problema o emergenza legata al tumore. E’ tutto un’invenzione di alcuni giornalisti e del mondo ambientalista”. Così come non abbiamo dimenticato decenni di inquinamento selvaggio che hanno stravolto un intero territorio. Né abbiamo dimenticato, perché portiamo i segni del dolore e delle sue cicatrici ben impresse nei nostri cuori e nelle nostre menti, oltre 40.000 morti per tumore e altre malattie riconducibili all’inquinamento.
Non abbiamo dimenticato. Ma soprattutto, non abbiamo smesso di sognare una Taranto diversa. Una città senza veleni e senza inquinamento. Un mare e un cielo di uno stesso colore che si incontrano all’orizzonte nei nostri splendidi tramonti. Per noi un’altra Taranto è possibile. Perché i nostri sogni non sono in vendita.
Gianmario Leone
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