Abbiamo riportato lo sconcertato post che in questi giorni un cittadino del quartiere di Lama ha pubblicato su Facebook.
La raccolta differenziata è stata più volte oggetto di annunci da parte dell’amministrazione Stefàno e del presidente della municipalizzata Amiu, Pucci, che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti a Taranto. Svariati i progetti lanciati che poco o nulla hanno contribuito a migliorare la percentuale di rifiuto differenziato della città capoluogo, da anni triste fanalino di coda nella classifica di quelle italiane. A fronte di un dato, già di per sé pessimo, dell’ 11,6% di raccolta al sud d’Italia, Taranto si attesta, nel 2010, intorno ad un 8,7%, percentuale che tendenzialmente diminuisce nel 2011 anno per cui i dati definitivi non sono ancora disponibili.. Sperimentale, e approssimativa aggiungiamo noi, è ancora la raccolta ‘palazzo a palazzo’ nel quartiere Solito Corvisea. Tutto è ancora affidato alla buona volontà dei cittadini che non sono nemmeno ben informati su come suddividere i rifiuti e questo inficia la qualità della raccolta. Nulla è la collaborazione degli esercizi pubblici: pizzerie e fruttivendoli, ne siamo testimoni, smaltiscono abitualmente umido e vetro nei contenitori del tal quale.
La tante volte annunciata raccolta differenziata nelle contrade di Lama e San Vito pare sia partita da una decina di giorni, ma i residenti, presi alla sprovvista come si evince dal post in apertura, non ne sanno granché. In città i cassonetti adatti allo scopo sono pressoché spariti; di tanto in tanto è possibile individuarne qualcuno per la raccolta indiscriminata di carta, alluminio e plastica, quasi sempre strapieno e dunque inutilizzabile. Nemmeno la raccolta differenziata più facile da gestire è stata organizzata. Bar, pizzerie, ristoranti, supermercati, fruttivendoli, smaltiscono tutto nei normali cassonetti ed è un dolor di cuore vedere tutto quel materiale sprecato e destinato alla discarica. Basta fermarsi davanti ad uno dei mercati rionali per avere conferma di quanto descriviamo: plastica, legno, umido e perfino scarti di macelleria, tutto nello stesso cassonetto.
Altro discorso per le isole ecologiche che devono raccogliere quello che pochi cittadini volenterosi differenziano. Poche e alcune, come quella del quartiere Salinella che appare come un indegno cumulo di rifiuti ingombranti, difficilmente raggiungibili a piedi, sono spesso in attesa di “nuove disposizioni” e non consentono con continuità lo smaltimento di batterie o di olio esausto, nè prevedono quello dell’umido.
Bene la formazione dei bambini che l’Amiu e l’amministrazione comunale hanno avviato nelle scuole con il progetto RI-CICLO-NE, ma gli alunni ‘puliziotti’, come sono chiamati gli studenti che vi hanno partecipato, e le loro famiglie dovranno pur essere messi nelle condizioni, prima, e obbligati, poi, di onorare il loro diritto/dovere.
Ma è proprio tanto difficile realizzare un progetto virtuoso? Come si legge nel dossier Comuni Ricicloni che Legambiente ha prodotto per il 2011, il comune di Salerno ha raggiunto il 70% di raccolta differenziata in meno di due anni, grazie al sistema domiciliare esteso a tutta la città per i suoi 140mila abitanti, una percentuale impensabile fino a qualche tempo fa per un capoluogo di provincia, soprattutto in una regione difficile come la Campania. Stesso discorso per le raccolte domiciliari secco/umido attivate con ottimi risultati in una parte delle città di Napoli e Palermo. Al nord, nella città di Torino, la raccolta domiciliare integrata ha raggiunto la quota di oltre 400mila abitanti serviti, con una percentuale di differenziata compresa tra il 43% ed il 71%, e una media del 61%. Nelle Marche dove il consorzio Cosmari gestisce il ciclo dei rifiuti per 300mila abitanti in 57 comuni maceratesi, la percentuale di raccolta differenziata per tutto il bacino ha raggiunto il 70%. Più vicino a noi, il comune di Statte ha intrapreso un percorso che consentirà a breve di eliminare tutti i cassonetti dalla strada e di portare a regime la raccolta differenziata.
“La strada per avviare il ciclo dei rifiuti di tutto il Paese verso gli standard europei è ormai tracciata – ha dichiarato Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente -. Gli obiettivi della nuova direttiva europea sui rifiuti e della legge italiana di recepimento sono chiari: entro il 2013 occorre varare un programma nazionale di prevenzione ed entro un anno si deve raggiungere il 65% di raccolta differenziata da avviare a riciclaggio. Per raggiungerli serve promuovere le politiche di prevenzione, la raccolta domiciliare e la tariffazione puntuale in tutte le città italiane, completare la rete impiantistica per il recupero, soprattutto della frazione organica, e il trattamento dei rifiuti per minimizzare lo smaltimento in discarica, i cui costi dovranno essere aumentati anche rivedendo lo strumento dell’ecotassa regionale. Solo così riusciremo a voltare pagina una volta per tutte rispetto all’immagine del Paese delle emergenze rifiuti che ci ha contraddistinto più volte negli ultimi anni anche a livello internazionale”.
A Taranto, la rete impiantistica è assolutamente completa e persino sovradimensionata: chiediamo, pertanto, al Sindaco ed al presidente dell’Amiu di passare una volte per tutte dalle parole ai fatti, di concretizzare i buoni propositi e di attuare tutte le buone pratiche che consentano alla città di scalare la classifica dei comuni ricicloni che la vede, come purtroppo altre riconducibili ai comportamenti ecocompatibili, da troppo tempo agli ultimi posti.
Comunicato stampa di Legambiente Taranto
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