Cemerad, è ancora polemica
Il mese di gennaio è il mese di Statte nel calendario dell’ambiente. Lo scorso anno salì agli onori della cronaca la vicenda dei tir provenienti dalla Campania e diretti alla discarica Italcave, contenti tonnellate e tonnellate di rifiuti “molesti”. Quest’anno è invece il turno della Cemerad, azienda situata in località masseria Vocchiaro-Grottafornara, a ridosso della Statale 172 per Martina Franca, dove da sempre non esiste alcuna vigilanza a protezione dello stesso, molto vicina ad alcune abitazioni e all’ospedale “Moscati”.
La Cemerad ha una storia lunga, molto lunga. Basti pensare che l’area in questione, venne posta sotto sequestro preventivo il 19 giugno del 2000: il 4 luglio successivo arrivarono i sigilli dei Nas dei Carabinieri “dell’intera area comprensiva di locali, impianti, depositi e terreni pertinenziali recintati”. Il procedimento penale numero 5.662/2000 Gip, elencava la presenza nel sito di “30.000 fusti metallici arrugginiti, 60 container, mentre 42 silos risultano esposti alle intemperie in un’area di 4.000 metri quadrati a cielo aperto. Contengono scorie a media radioattività con tempi di dimezzamento ultratrentennali”. Inoltre, “in un capannone abusivo di 5.000 metri quadrati vengono stoccati circa 18.000 fusti di rifiuti radioattivi”. Dopo la condanna del proprietario dell’area, venne disposto il dissequestro del deposito e la bonifica del sito entro sei mesi dalla pubblicazione della sentenza.
All’epoca dei fatti, la gravità della situazione venne evidenziata anche dal Comando provinciale dei vigili del fuoco e dall’Azienda sanitaria locale Taranto/1, che denunciarono “gravissimi rischi per la salute e l’incolumità pubblica e privata, gravissimi rischi di inquinamento e contaminazione ambientale a causa delle notevoli quantità di rifiuti radioattivi, speciali e tossico nocivi stoccati nella struttura Cernerad”. L’Anpa (Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) non dispose alcun accertamento in loco e in una comunicazione del 20 luglio 2000, siglata dal dirigente Mario Paganini Fioratto, accetta l’autocertificazione sulla sicurezza, redatta dall’ingegnere Luigi Severini per conto della stessa Cemerad: “Non si sono riscontrate inosservanze alla normativa vigente”.
Eppure 1’8 luglio del 2000, il sostituto procuratore Filomena Di Tursi ed il procuratore aggiunto della Repubblica Franco Sebastio (oggi procuratore capo della stessa, n.d.r.), scrissero al Ministero per l’Ambiente, al presidente della Regione Puglia, nonché al Prefetto e al presidente della Giunta provinciale: “La normativa vigente prevede il potere-dovere di intervento dei competenti organi amministrativi al fine di far realizzare, o di realizzare direttamente, la messa in sicurezza e la successiva bonifica delle aree inquinate e degli impianti dai quali deriva pericolo di inquinamento. Si prega di far conoscere con la massima urgenza le misure precauzionali adottate per assumere la messa in sicurezza dell’impianto Cemerad, specialmente per quanto concerne il pericolo di incendi”.
Tornando indietro con la macchina nel tempo, si è poi scoperto che l’Enea è a conoscenza della situazione, come documenta una sua nota epistolare risalente al 29 novembre 1990; e il ministero dell’Industria lo è addirittura dal 28 luglio 1984. E così la Presidenza del Consiglio dei ministri di cinque Governi che si sono succeduti in questi anni. Passano i mesi, ma nulla cambia. Ma nel novembre del 2001, il sindaco di Statte, Giuseppe Mastromarino chiese al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, “un intervento concreto che favorisca la bonifica”.
Negli ultimi mesi, dopo le pressioni dei Verdi e del comitato ‘Legamjonici’, la questione è tornata in auge. Ad esempio, è stato scoperto che la Regione Puglia nel 2008 aveva stanziato dei fondi per la caratterizzazione e la bonifica del sito, che però poi vennero destinati “altrove”. Inoltre, il comitato Legamjonici attestò che l’avvio della bonifica attendeva l’autorizzazione dell’Asl per la nomina di un esperto in radioprotezione necessario anche nella fase di caratterizzazione del contenuto dei fusti. Dopo la nomina dell’esperto si attendeva la fase di apertura di un bando di gara per l’appalto dei 1.500.000 stanziati dalla Provincia. Nel Consiglio Comunale del 22 dicembre scorso, l’assessore all’ambiente di Statte Vincenzo Chiarelli, dichiarò che l’avvio del bando di gara attendeva l’autorizzazione dei Vigili del Fuoco, confermando che la fase di caratterizzazione ha ancora molti ostacoli da superare.
Ora, pare, ci si sta avviando verso una parziale soluzione. Pare, appunto. Perché dopo la conferenza dei servizi svoltasi lo scorso lunedì, l’assessore Chiarelli dichiarò che nel giro di due mesi si conoscerà chi si occuperà dell’opera di caratterizzazione, per poi passare, attraverso lo stanziamento di fondi da parte della Regione e del Governo (occorrono almeno cinque milioni di euro), alla definitiva bonifica. Durante la conferenza dei servizi, l’ingegner Piepoli dei Vigili del Fuoco ha richiesto l’introduzione nel progetto di caratterizzazione del certificato di prevenzione incendi per il capannone ed il coinvolgimento a campione anche di quei fusti già etichettati. Ma se da un lato l’assessore Chiarelli pare intravedere la fine del tunnel dell’annosa vicenda Cemerad, c’è chi non è affatto convinto si stia procedendo sulla strada giusta. Come il consigliere dei Verdi, Vincenzo Conte, che accusa l’assessore Chiarelli di “dare informazioni false e tendenziose come quando annuncia di bonificare il sito”.
Il problema ed il sospetto di sempre, da parte degli ecologisti e non solo, è che il sito della Cemerad non sia adatto ad effettuare nemmeno la fase di caratterizzazione. “La domanda che noi ci poniamo circa la caratterizzazione dei fusti è se quel sito sia idoneo a tale operazione, visto che la struttura è abusiva sia da un punto di vista strutturale e autorizzativo che ambientale, vista la vicinanza con abitazioni civili e all’ospedale “G. Moscati”. A nostro avviso questo intervento è dannoso e pericoloso per l’incolumità dei cittadini e farebbe sprecare soldi pubblici, mentre i fusti potrebbero rimanere in quel sito ancora per molti anni, visto che per la bonifica completa dello stesso ci sarebbe bisogno di 8 milioni di euro che, vista la situazione finanziaria in cui versa la Regione Puglia, non sarebbero facili da reperire. Per queste ragioni chiediamo il trasferimento di tutti i fusti in un sito temporaneo di stoccaggio idoneo alle operazioni di caratterizzazione ed una volta completate le operazioni di analisi, destinare i rifiuti nei siti più appropriati per la loro destinazione finale”. Riusciremo a risolvere la questione della Cemerad una volta e per tutte? Chi vivrà, vedrà.
Gianmario Leone
g.leone@tarantooggi.it