Non avrei mai immaginato di dover scrivere della tua morte. Ed infatti non lo farò. Ma non mi andava nemmeno che la notizia della tua prematura scomparsa venisse confinata in una fredda pagina di cronaca nera. Non per questo mi lascerò andare a facili sentimentalismi o a parole sdolcinate, che ho già letto da più di qualche parte. Perché non appartengono alla tua vita e alla tua storia. Per questo ho deciso di scrivere di te nella pagina del Taranto: perché è grazie ad esso se ci siamo conosciuti. Sui gradoni di quella Curva Nord da anni oramai chiusa e spoglia, ma che ci ha visto uniti sotto gli stessi colori per anni. Una passione che parte da un amore infinito e innato per questa città, che hai dimostrato di possedere molto più di altri.

Hai lottato a modo tuo, ovunque: con il tuo carattere burbero, a volte aggressivo e duro, ma sempre in compagnia di quel tuo sincero ed onesto sorriso. Sei stato un pilastro nella storia del Cloro Rosso (di cui anche se in parte minoritaria mi onoro di aver fatto parte), centro sociale che serviva come il pane a questa città, ma che una politica cieca e ignorante ha preferito chiudere per evitare i puerili pruriti di piccolissimi uomini. Non ti sei fermato, né ti sei fatto ingabbiare: ed ecco spuntare questo movimento originale e irriverente, dal nome più che azzeccato: “Ammazza che Piazza”: anche qui c’era tanto di te, forse tutto.

Anche se molto diversi, abbiamo scelto la stessa strada: amare e lottare per questa città lontano dai riflettori. E’ inutile spiegare a chi non ha vissuto certi luoghi e certi anni, il perché delle tue scelte. Altrettanto stare a discutere sui perché e i per come delle tue azioni, del tuo modo di intendere la vita: dare battaglia, sempre e comunque, non solo con la mente ma anche con la pratica. Mettendoci sempre la faccia, stando sempre un passo davanti agli altri. Sicuramente, ciò che hai creato non morirà: ma lo sai, leader si nasce, non si diventa.

Per chi, come me, è ancora qui, la promessa di continuare a lottare per questa città: senza se e senza ma, senza compromesso alcuno. Senza indietreggiare di un sol passo, proprio come piaceva a te. E soprattutto, sino all’ultimo respiro. Ora, forse, posso immaginare dove ti trovi. Sono certo che sono i primi che sei andato ad abbracciare. Dona uno dei tuoi sorrisi a Iacovone e Antonello, Clà.

 “Un giorno, guidati da stelle sicure ci ritroveremo in qualche angolo di mondo lontano, nei bassifondi, tra i musicisti e gli sbandati o sui sentieri dove corrono le fate”.

Gianmario Leone

g.leone@tarantooggi.it

Il saluto a Claudio Morabito.

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