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Emergenza ambientale e sanitaria, il dottor Mazza: “Ecco la verità”

TARANTO – Sul tavolo ci sono le cozze del Mar Grande e quelle del primo seno di Mar Piccolo, sia il novellame (sano) che i mitili contaminati da Pcb (policlorobifenili). Intorno al tavolo, tra gli altri, Egidio D’Ippolito (un mitilicoltore) e Vincenzo Fornaro (un allevatore), entrambi vittime dell’inquinamento. La loro presenza testimonia che l’emergenza ambientale a Taranto è  tutt’altro che superata.

L’EMERGENZA SANITARIA – Poi c’è il dottor Patrizio Mazza, consigliere regionale dell’Idv, che racconta la storia di una donna di 36 anni, affetta da mieloma. Solo sei mesi fa ha perso il fratello, colpito dallo stesso male. Anche lui ha sempre vissuto nel quartiere Tamburi, a ridosso delle ciminiere.  «Non parliamo di familiarità della malattia – avverte Mazza – perché i genitori non hanno mai avuto questo problema». Rimanendo sul fronte tumori, Mazza commenta così le rassicurazioni recentemente espresse da Assennato, direttore generale di Arpa Puglia, in merito al miglioramento del trend a partire dal 2007: «Gli unici dati ufficiali sono quelli del 2006 e ci dicono che a Taranto-città l’incidenza dei tumori è superiore del 30% rispetto alla provincia».

LE EMISSIONI DI DIOSSINA – La conferenza stampa si pone l’obiettivo di sviscerare le diverse sfaccettature di una problematica che non si è esaurita con il rispetto dei limiti previsti per le emissioni di diossina dal camino E-312 dell’Ilva, ciò che il governatore Vendola ha presentato come un successo. «E’ stato detto che si vive un momento epocale per Taranto in cui la diossina ha raggiunto livelli così bassi e inaspettati grazie alla legge regionale approvata nel 2008  – dice Mazza – questa è la verità solo per chi ha interesse a presentarla come tale. La quantità di diossina viene misurata quando gli impianti industriali sono a basso regime. Gli orari di lavoro dei tecnici dell’Arpa non coincidono con le maggiori emissioni di sostanze tossiche, che avvengono di notte e nei prefestivi notturni, quando sono più visibili anche ad occhio nudo».

L’ALTERNATIVA – Mazza ne è certo: “Non vi è stata una sostanziale riduzione dell’inquinamento globale e questa città è destinata a conviverci, con tutti i rischi connessi, o può decidere di ribellarsi». Il consigliere regionale ricorda uno studio europeo dal quale si evince che il danno sulla salute causato dall’inquinamento della grande industria supera il benefit economico (in termini di stipendi) prodotto dalla stessa. «Poi – continua Mazza – c’è da aggiungere il danno economico per allevatori, mitilicoltori e operatori turistici, la mancata progettualità per assenza di prospettive e il mancato sviluppo che interessa vari settori. L’ecocompatibilità della grande industria è una balla. E’ ovvio che non si possono chiudere gli impianti dall’oggi al domani, ma bisogna muoversi in questa direzione e cercare alternative economiche attraverso una rivisitazione approfondita delle potenzialità locali puntando su turismo, cultura, agroalimentare».

LE FERITE ANCORA APERTE – Delle ferite ancora aperte sul territorio ionico parla Vincenzo Fornaro: «Il pascolo continua ad essere vietato in un raggio di 20 km dall’area industriale. Oltre 2.200 capi di bestiame sono stati abbattuti. Dodici aziende hanno cessato la loro attività, con tutto ciò che ne consegue in termini di disoccupazione. Intanto, è in corso l’incidente probatorio relativo all’indagine condotta dalla Procura di Taranto che vede coinvolta l’Ilva. La prima udienza è fissata per il 17 febbraio. Ma oltre ad avere giustizia nei tribunali chiediamo l’immediato avvio delle bonifiche dei terreni contaminati dalla diossina. Ci sono circa 200 aziende che operano in questo settore, non devono subire la nostra stessa sorte».

L’URGENZA – Anche dai mitilicoltori arriva l’appello a far presto. «Entro il mese di marzo bisogna assolutamente spostare il novellame in Mar Grande per salvare la produzione del 2012 – spiega D’Ippolito – poi vogliamo essere messi nelle condizioni di tornare nel primo seno di Mar Piccolo perché è lì, grazie all’humus esistente in quelle acque, che può crescere la cozza tarantina doc. I mitili di Mar Grande – dice mostrando quelli sul tavolo – sono più piccoli e di minore qualità». Inoltre, D’Ippolito teme che sia in atto una manovra speculativa a danno dei mitilicoltori per consentire lo sviluppo di attività da diporto nel primo seno del Mar Piccolo. «Quelle acque vanno utilizzate solo per il canottaggio ed altre attività ecocompatibili. Non per fare entrare barche a motore».

LE FONTI INQUINANTI – L’altro fronte aperto è quello relativo all’accertamento delle fonti inquinanti: «Bisogna verificare chi sta contaminando le falde acquifere e censire i citri inquinati da Pcb – è il suo appello alle istituzioni – vogliamo essere messi nelle condizioni di lavorare in acque idonee. Non è possibile che i mitilicoltori tarantini siano costretti ad andarsene in Albania o in Romania per continuare la loro attività».

LA SFIDA ELETTORALE – Infine, un cenno sulla prossima sfida elettorale per le Amministrative che vede i giochi ancora aperti per le candidature a sindaco. Il dottor Mazza ha sfiorato l’argomento: «L’Italia dei Valori farà le sue scelte. Per quanto riguarda Taranto, ciò che più mi interessa è la società civile».

Alessandra Congedo (Corriere del Giorno)

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