A Genova il cancro ringrazia?
GENOVA – Il Secolo di oggi (il quotidiano di Genova), in assenza prefestiva di notizie, fa lo scoop sul futuro di una decina di ricercatori dell’ex IST (Istituto Scientifico Tumori) di Genova, giudicati in esubero, inutili per curare il cancro e quindi da ricollocare da qualche altra parte.
In base al Secolo, l’Agenzia Regionale per l’Ambiente (ARPAL) sarebbe il loro prossimo posto di lavoro. Poichè l’ARPAL si occupa di controlli ambientali anche di tipo chimico, non ci vuole molta fantasia a capire che tra i dieci ricercatori da trasferire ci sia il sottoscritto e i tre colleghi che lavorano con me, nel Servizio di Chimica Ambientale, sul campo, è il caso di dirlo, da circa 40 anni.
Il brutto di questa storia è che certamente questa ipotesi è stata formulata e che qualcuno l’ha proposta come panacea per ridurre le spese sanitarie della regione. Peccato che chi l’ha proposta non solo non sappia nulla di chimica, ma ancora meno di chimica ambientale e del ruolo di questa disciplina scientifica nella prevenzione dei tumori dovuti a fattori chimici ed ambientali.
Se questa bella idea della fusione dell’IST in San Martino (il maggiore ospedale cittadino) fosse avvenuta negli anni ottanta, a Genova Cornigliano avremmo ancora i fumi dell’acciaieria e della cokeria e a Staglieno, alla Volpara, ci sarebbe ancora un bel “termovalorizzatore” , ovviamente ampliato e ammodernato.
In quegli anni, non c’erano ancora le Agenzie Regionali per l’Ambiente, che sarebbero state istituite negli anni 90′, ma c’era il Servizio di Chimica Ambientale dell’IST che, tra i primi istituti di ricerca Italiani, aveva messo a punto un metodo di analisi degli idrocarburi policiclici aromatici e del cadmio nell’aria.
Grazie a questi metodi analitici si effettuava a Genova, su più punti della città, il primo monitoraggio di questi inquinanti, con accertato effetto cancerogeno sull’uomo. Lo studio evidenziò la presenza in quantità anomala di idrocarburi policicicli a Cornigliano e di Cadmio alla Volpara e successivi nostri studi confermavano, senza ombra di dubbio, che i primi erano prodotti dalla cokeria e il secondo dall’inceneritore. Chi allora era adibito a fare i controlli i servizi multizonali) aveva solo una pallida idea di che cosa ci stavamo occupando, in quanto le leggi di di allora, ignoravano questo tipo di problema e le ARPA devono operare e usare metodi di indagine a norma di Legge!
Per fortuna dei genovesi, l’IST e Chimica Ambientale c’erano e se oggi diverse decine di migliaia di genovesi respirano molto meno cancerogeni di allora e sono un pò più sani, questo è merito di quei ricercatori che ora si vogliono relegare a ruoli marginali, in attesa che, con l’ andata in pensione, tolgano il disturbo.
Peccato che di cancerogeni da scoprire nell’ambiente di vita e di lavoro ce ne siano ancora molti, a cominciare dalle polveri ultrasottili, e che sono sempre più numerosi gli studi che confermano un ruolo molto importante di questi composti, le loro miscele, i loro prodotti di trasformazione nell’ambiente, su numerose forme tumorali.
Il Cancro ringrazia?
Dal sito del prof. Federico Valerio (29/12/2011) – http://federicovalerio.splinder.com/