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“Fireworks”, il corto che fa esplodere l’Ilva, in anteprima al cinema Bellarmino (Taranto)

TARANTO – Dopo aver raccolto successi in tutto il mondo nei più prestigiosi festival internazionali, il cortometraggio “Fireworks” di Giacomo Abbruzzese sarà proiettato in anteprima pugliese, venerdì 30 alle 16.30 (costo del biglietto 3 euro), al cinema Bellarmino di Taranto, sala del circuito D’Autore di Apulia Film Commission. Alla presentazione del film interverranno in sala il regista, parte del cast e il critico cinematografico Massimo Causo. 


“Fireworks” racconta una storia di distruzione e riscatto sullo fondo di una Taranto dilaniata dall’Ilva. Tra i fuochi d’artificio della notte di Capodanno, un gruppo internazionale di ecologisti farà esplodere la grande industria siderurgica.
Prodotto da Le Fresnoy con il contributo di Apulia Film Commission, il film breve vanta un cast d’eccezione a iniziare da Saleh Bakri -protagonista di una serie di film presentati al Festival di Cannes come “La source de femmes”, “Il tempo che ci rimane”, “La banda”- Katia Goulioni -attrice greca del caso art-house del 2010 “In the woods”-, Julien Anselmino -attore di teatro francese e protagonista dei primi lavori di Abbruzzese- e due attori esordienti: i tarantini Angelo Losasso e Angelo Cannata. Alla realizzazione del film ha contribuito anche il sound designer tarantino Alessandro Altavilla.

Scritto da Abbruzzese, “Fireworks” è stato selezionato in competizioni di rilievo internazionale come Clermont-Ferrand, Premiers Plans d’Angers e FIPA (Francia), Kurzfilmtage Winterthur (Svizzera) e il Torino Film Festival. Di recente è stato scelto per il Kustendorf Festival, kermesse organizzata da Emir Kusturica in Serbia, che ogni anno seleziona solo venti cortometraggi di giovani registi.

“Dopo Israele e Palestina –precisa Abbruzzese-, volevo filmare nella mia città e dove normalmente non sarei potuto andare. Girare con un’équipe professionale e un apparato cinematografico permette paradossalmente di temporeggiare con le forze di polizia o con i militari. Ho voluto fare cinema in un’isola militare, una discarica industriale, una casa in rovina sul mare, un deserto rosso di minerali. Allontanandomi però da un approccio documentario, ho cercato di rispondere alla fabbrica con una forma che potesse competere con essa a livello spettacolare. Una storia di tempesta che si confronta con la realtà e la reinventa. A Taranto, si gioca alla rivoluzione. E, come fanno i bambini, si gioca molto seriamente”.

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