A costo di risultare noiosi continuiamo a cercare e pubblicare materiale incentrato sul rapporto tra inquinamento e salute. Particolarmente interessante ci sembra il progetto “Ambiente e Tumori”, edito nel giugno del 2011, dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica. “Numerosi studi epidemiologici – si legge nel documento – confermano la relazione tra ambiente e cancro specie in presenza di particolari criticità del territorio: già in una indagine del 2002 condotta su 15 aree del nostro paese identificate ad alto rischio di crisi ambientale era stato evidenziato un incremento del 37% del rischio di morte per tutti i tumori e del 30% per cancro al polmone”. Inevitabile, poi, imbattersi nel nome della nostra città: “Di recente la gravità del rischio ambientale è stata riconfermata in un territorio fortemente industrializzato quale Taranto”.
A pagina 25 si legge: “In conclusione possiamo affermare che la relazione fra ambiente-cancro è da considerarsi assodata, anche se la frazione attribuibile ai singoli agenti inquinanti è difficile da quantificare. Questo problema tuttavia è di secondaria importanza, se non addirittura fuorviante perché è il momento di mettere in pratica ciò che già sappiamo: se l’efficacia della Prevenzione Primaria è universalmente accettata per quanto attiene l’abitudine al fumo ed è confermata nel caso della riduzione dell’inquinamento aereo o dell’esposizione a pesticidi, perché allora non estenderla ed applicare il medesimo impegno nel ridurre drasticamente l’esposizione delle popolazioni ai tanti agenti cancerogeni noti e presenti nel nostro habitat cui noi, e soprattutto i nostri bambini, siamo sempre più massicciamente esposti?”.
A pagina 138 si torna a parlare della città dei due mari: “Più in generale sono stati documentati effetti sulla salute in residenti nei pressi di impianti di produzione primaria dell’acciaio da minerale (a ciclo integrale) a Taranto, Genova, Piombino. Altri studi di popolazione hanno evidenziato l’associazione tra residenza e impianti industriali tra cui fonderie di acciaio e LNH”. Mentre a pagina 162 si afferma che “a livello nazionale, in relazione ad esposizione all’asbesto, è stato evidenziato un eccesso di incidenza nella zona di Broni, in provincia di Pavia. Monfalcone, Genova e La Spezia relativamente all’attività dei cantieri navali, ed, al sud Italia, a Taranto“.
Gli autori della relazione lanciano poi un messaggio di fondamentale importanza: “Le “Lezioni” del passato continuano ad essere inascoltate e tuttora la discussione sul rapporto fra Ambiente e Tumori sembra essere un tasto dolente che tocca inevitabilmente il ruolo dell’Informazione, nel delicato equilibrio fra allarmismo e disinformazione”. A ciò segue un vero e proprio appello: “Il presente documento vuole essere uno stimolo per l’Oncologo a riprendersi il ruolo dimenticato di “Comandante in Capo” della battaglia contro il cancro, non solo nella pur lodevole cura delle “ferite”, ma per la vera lotta alle cause, con l’obbiettivo di invertire la tendenza all’aumento dell’incidenza, perchè sempre meno persone si ammalino e soprattutto perchè le nuove generazioni non paghino il conto pesantissimo della nostra incuria e della nostra insufficiente Prevenzione Primaria”.
Alessandra Congedo