Come dimostra infatti l’esperienza di tante città italiane ed europee, la costruzione di nuovi parcheggi nelle aree centrali delle città produce un automatico incremento del traffico automobilistico privato ad esse diretto. La conseguenza è un maggior inquinamento atmosferico. Non è di questo che Taranto ha bisogno, ma del suo esatto contrario: minor traffico e minor inquinamento. Inoltre un parcheggio così grande in centro è una scelta in palese contraddizione con quella che vede protagonista il Comune di Taranto, attraverso la sua municipalizzata AMAT, relativa alla costruzione di due aree di parcheggio di interscambio, poste ai margini della città, in località Cimino e Croce, destinate – nelle intenzioni – a ridurre i flussi di traffico veicolare privato e a rilanciare quello pubblico (obiettivo questo perseguito ormai in tutta Europa).
Quanti automobilisti utilizzeranno queste aree sapendo che possono arrivare direttamente in auto in pieno centro dove troveranno ad attenderli il megaparcheggio della Rotonda? Abbiamo forse denaro pubblico da sprecare? Possiamo permetterci di fare una scelta che danneggia l’ambiente? E i buchi nei bilanci futuri dell’AMAT su chi graveranno se non su tutti i tarantini? Pensavamo che il parcheggio alla Rotonda fosse ormai archiviato, ma eccolo rispuntare nei meandri di un bando per project financing. Il tutto mentre si “consumano” di una serie di scelte che non esitiamo a definire scellerate.Non possiamo non rilevare infatti un atteggiamento troppo spesso ondivago delle istituzioni che troppe volte sembrano procedere “a vista”, prive di un’idea complessiva e strategica della città e del suo sviluppo.
E’ il caso dei progetti che prevedono la costruzione di migliaia di metri cubi di edilizia abitativa (in una città che vede da anni un lento ma costante decremento dei propri abitanti), della mobilità (con zero metri di piste ciclabili nel centro cittadino inteso in senso allargato), del trasporto pubblico inadeguato, del verde urbano (oggetto di manutenzioni dissennate che lo stanno depauperando – anche se vanno registrate positivamente le recenti piantumazioni e l’approvazione di un regolamento del verde peraltro in larga parte non rispettato), dell’edilizia scolastica (che versa in uno stato preoccupante registrato dal nostro rapporto Ecosistema Scuola), e, in ultimo, della drammatica situazione dei rifiuti (con una percentuale di raccolta differenziata risibile e sostanzialmente ferma da anni).
Indubbiamente la gravità della situazione è stata accentuata dallo stato di dissesto finanziario in cui il Comune versa da ben 4 anni, ma sono mancate in troppi settori scelte che dessero il segno di un’inversione di tendenza nel progettare il futuro di questa città. L’indissolubile interdipendenza tra questione ambientale e questione sociale è a Taranto tanto più vera se si considera la crisi economica e occupazionale che grava sulla città da diversi anni e il degrado sociale che essa ha portato come corollario. Ma questo non può giustificare una politica che sembra decidere ed operare sempre e comunque in un’ottica emergenziale con scelte che non fanno che perpetuare un’idea vecchia e sbagliata della città e mettono una vera e propria ipoteca sul suo futuro. Dall’emergenza non si esce senza una pianificazione strategica. Taranto ha già troppe ipoteche ambientali sul suo futuro: cominciamo a fare a meno di un megaparcheggio inutile e dannoso.
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