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«Che disinganno» – Lettera aperta di Biagio De Marzo (AltaMarea) al presidente Vendola

Egregio Presidente Vendola,
ho ripercorso i “contatti della speranza e della fiducia” avuti con Lei.
Il primo avvenne alla fine di settembre 2007 e fu con e-mail: “Caro Biagio e cari amici, purtroppo il 28 non sarò a Taranto e mi dispiace davvero. Anche perchè mi sarei affacciato volentieri alla vostra iniziativa sulle “Osservazioni” in materia di A.I.A. Avrei approfittato per raccontarvi anche di una certa sofferenza personale, quella legata alle tante manifestazioni di disincanto preventivo di quei tarantini impazienti ad avere subito tutte le risposte alle domande ambientali che si sono cumulate nel corso di un quarantennio. E’ orribile il sospetto che il potere possa mangiare l’anima di chi lo esercita. Subire questo sospetto è stata per me una grande amarezza. Noi dovevamo prendere con grande senso di responsabilità la complessiva partita Ilva e giocarla per vincerla e non per perderla ancora una volta.”  Poi Lei aggiunse: “Dobbiamo difendere una immensa fabbrica e convertirne il corpo in senso eco-sostenibile: mica uno scherzo!. Ce la possiamo fare. Diamoci una mano. Fraternamente. Nichi Vendola”. 
Per quattro anni noi abbiamo lavorato duramente con il Ministero per un’AIA seria e severa che raggiungesse il reale abbattimento dell’inquinamento, coinvolgendoLa sempre.
L’ultimo contatto è avvenuto il 28 giugno 2011, tra una votazione e l’altra in Consiglio Regionale. In presenza dei Consiglieri Cervellera e Mazza e del dirigente Antonicelli, Lei assicurò ad AltaMarea che, in sede di Conferenza dei Servizi al Ministero dell’ambiente del 5 luglio sul rilascio dell’AIA ad Ilva Taranto, la Regione Puglia si sarebbe adoprata per ridurre il carico inquinante complessivo attraverso prescrizioni dettagliate e per introdurre controlli severi e sanzioni esemplari e pesanti in caso di trasgressioni. A scanso di equivoci, noi mettemmo per iscritto i “10 punti irrinunciabili” esaminati con Lei.
A Roma, invece, le cose andarono male: i “10 punti irrinunciabili” rimasero ignorati. AltaMarea, tradita e ingannata come l’intera città, da quel momento considerò “avversari” la Regione e gli Enti Locali protagonisti del clamoroso voltafaccia.
Egregio Presidente, il Suo video messaggio del 30 novembre, sull’ultima misurazione dell’emissione di diossina dal famigerato camino E 312 dell’impianto di agglomerazione di Ilva Taranto, rappresenta un’ulteriore prova del tradimento e dell’inganno perpetrati nei confronti della nostra città  Non volevo credere ai miei occhi ed orecchie: il “rivoluzionario gentile” che utilizzava le stesse tecniche dell’ “imprenditore suadente” che amava l’Italia e prometteva di migliorarla e 17 anni dopo l’ha lasciata peggio di come l’aveva presa.
Ho aspettato parecchi giorni per far sbollire la reazione istintiva, quella stessa che ha riempito Facebook di contumelie dirette a Lei. Quel videomessaggio potrebbe incantare solo chi sa poco delle terribili vicende di Taranto e dell’Ilva, non noi. Lei, come confindustria, sindacati, politici di destra e di sinistra e Ilva, ha esaltato lo 0,2 ng/mc ottenuto nella misurazione della diossina omettendo di rilevare che: a) la media annuale del 2011 è comunque superiore al limite di 0,4 ng/mc fissato nella legge regionale e nell’AIA; b) la Regione ha l’obbligo di chiedere al Ministero di sanzionare l’Ilva perché non ha rispettato quel limite; c) le misurazioni effettuate riguardano poche ore di rilievi in appena 9 giorni nell’anno mentre nulla si sa di quello che avviene nelle oltre 8000 ore di funzionamento dell’impianto nel resto dei 365 giorni dell’anno; d) le autorità competenti finora non hanno fatto rispettare l’obbligo di legge per l’installazione del campionatore automatico in continuo.
Nella esaltazione collettiva, anche Lei e l’assessore Nicastro avete dimenticato che nulla è stato fatto e nulla si prevede di fare in merito ai “10 punti irrinunciabili”: 1° Massima capacità produttiva di 10,5 milioni di tonnellate/anno anziché 15; 2° Durata dell’AIA di 5 anni anziché 6 “regalati” per un meschino escamotage; 3° Mancanza di certificato prevenzione incendi e nulla osta dell’analisi di rischio di incidente rilevante; 4° Controllo della diossina anche attorno a e/filtri, raffreddatori, ecc. e numero massimo di splafonamenti della concentrazione fissata, superato il quale scatterebbe l’arresto dell’impianto; 5° Limite quantitativo annuo delle emissioni complessive degli inquinanti con progressiva ma drastica riduzione nel tempo: 6° Controllo del B(a)P anche all’interno dello stabilimento con limite emissivo di 150 ng/mc sul piano coperchi della cokeria (limite adottato in Francia); 7° Controllo e monitoraggio degli inquinanti nelle acque di processo degli impianti non diluite da acque di raffreddamento, piovane, ecc. e quantitativi massimi di inquinanti scaricati in mare; 8° Copertura dei parchi primari come quella in corso sui carbonili di ENEL Brindisi; 9° Bonifica dei siti inquinati; 10° Forti sanzioni fino al fermo dell’impianto in cui venissero violate le prescrizioni dell’AIA. Sono peccati mortali imperdonabili.
Anche di tutto questo è orgoglioso e felice Presidente Vendola? Ha superato ormai l’amarezza di subire l’orribile  sospetto che il potere possa mangiare l’anima di chi lo esercita? Che disinganno!
 
Lettera aperta di Biagio De Marzo, presidente di “ALTAMAREA contro l’inquinamento”

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