Referendum, tre nuovi quesiti su centrale Enipower, progetto Tempa Rossa e ampliamento Cementir

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TARANTO – Non solo Ilva. Il comitato Taranto Futura ha elaborato tre nuovi quesiti referendari che toccano gli altri due colossi industriali della città. Ai tarantini viene chiesto di esprimersi sulla realizzazione della nuova centrale Enipower, sull’ampliamento della Cementir e sul progetto Eni “Tempa Rossa” chiedendo al sindaco e al Comune di non dare corso alle autorizzazioni. Alla base dei quesiti c’è la volontà di coinvolgere la cittadinanza su questioni cruciali per il territorio.

«Denunciamo l’irrituale iniziativa di alcuni settori istituzionali ed economici che hanno adottato decisioni in violazione della Convenzione di Aarhus e della legge italiana – ha dichiarato l’avvocato Nicola Russo, presidente del Comitato – a Taranto si è verificata una cosa gravissima: è stato impedito ai cittadini di partecipare ai piani e ai programmi per la tutela della salute e dell’ambiente».

Russo si è quindi soffermato sulle implicazioni dei tre progetti oggetto del referendum consultivo comunale: «Con la nuova centrale Enipower si intende liberare nell’ambiente circostante il 600% in più di anidride carbonica. Si tratta di una vera e propria speculazione sulla pelle dei cittadini». Ed ha aggiunto: «Perché costruire una nuova centrale con grave impatto ambientale se la Regione Puglia è già esportatrice dell’82% dell’energia prodotta dagli impianti presenti sul territorio?».

Il secondo quesito, quello sull’ampliamento della Cementir, si poggia su preoccupazioni analoghe: «L’azienda afferma che intende solamente rinnovare i suoi impianti, ma non dice che le tonnellate di clinker prodotte ogni anno passeranno dalle attuali 482mila a 768mila, con una proiezione di 800mila. Facendo un semplice calcolo, quindi, le emissioni di anidride carbonica passeranno da 482.887 tonnellate all’anno a 606.182, che potrebbero diventare 631.440».

In merito al progetto “Tempa Rossa”, oggetto del terzo quesito,  il comitato Taranto Futura spiega così la sua contrarietà: «Comporterebbe un grave pericolo sia per l’ambiente che per la sicurezza in seguito al trasporto di petrolio tramite oleodotto dalla Basilicata a Taranto e al raddoppio del traffico navale per il trasporto del greggio prelevato dalle cisterne dell’Eni».

La macchina organizzativa del comitato si è già messa in moto. I quesiti saranno presentati al Comune la prossima settimana per poi passare al vaglio del Comitato dei Garanti. La raccolta delle firme dovrebbe partire nel mese di gennaio. Come possibile data per lo svolgimento del referendum, Russo ipotizza ottobre 2012.

Nel frattempo, il comitato sollecita il Prefetto a convocare tutte le parti in causa per affrontare queste tematiche in maniera democratica e dialogante. «Ormai la politica è assente – ha dichiarato l’avvocato –  non riesce a svolgere un ruolo di mediazione tra ambientalisti, sindacati e industriali. Per rendersene conto basta vedere quello che è successo ieri davanti a Palazzo di Città».

Infine, resta ancora un’incognita la data per il referendum consultivo sulla chiusura parziale o totale dell’Ilva. «Lo scorso 21 ottobre ho diffidato il sindaco a fissare il giorno – ha sottolineato Russo – dall’Ufficio Decentramento mi è stato riferito che stanno provvedendo. A distanza di un mese, però, non si sa ancora nulla. Aspetteremo fino alla prossima settimana. Poi, saremo costretti a presentare denuncia per omissione di atti d’ufficio».

Alessandra Congedo

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