Un’occasione rivolta soprattutto agli addetti ai lavori che è servita a illustrare alcune attività di monitoraggio svolte sia nella città ionica che in altre realtà nazionali. Adriano Rossi, direttore del dipartimento di Terni di Arpa Umbria ha parlato della caratterizzazione delle polveri sottili a Terni, sede di un altro polo siderurgico, mentre il direttore generale di Arpa Valle D’Aosta ha illustrato i risultati di un censimento delle coperture di amianto nell’intero territorio valdostano, effettuato tramite tecniche di telerilevamento. Da parte di Vito Belladonna, direttore tecnico dell’Arpa Emilia Romagna, c’è stato un approfondimento sulla qualità dell’aria della sua regione.
Al centro dell’attenzione anche la necessità di rendere più omogeneo e armonico il sistema dei monitoraggi in tutto il Paese. I lavori si sono conclusi con una tavola rotonda che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Stefano Ciafani e Lunetta Franco, rappresentanti a livello nazionale e locale di Legambiente, di Stefano Laporta, direttore generale di Ispra, e del senatore Filippo Bubbico.
Con la relazione del professor Assennato, incentrato sul monitoraggio della diossina, i riflettori sono stati puntati sull’emergenza ambientale tarantina. Il direttore generale di Arpa Puglia ha dato atto agli ambientalisti ionici di aver segnalato l’esistenza di una problematica per decenni ignorata. Assennato ha ripercorso le tappe principali che hanno portato alla rilevazione dei dati sul pericoloso inquinante fino alla legge regionale che ha imposto il raggiungimento di due traguardi: prima una media annuale di 2,5 nanogrammi per metro cubo, poi di 0,4. Un risultato, quest‘ultimo, che non potrà essere raggiunto nel 2011, al di là dei risultati della terza campagna di monitoraggio.
La presenza dei dirigenti regionali di Arpa Puglia e nazionali di Ispra ha permesso di affrontare, a margine del convegno, altre emergenze prettamente locali, a cominciare da quella che riguarda il primo seno di Mar Piccolo. «C’è un grado di compromissione abbastanza elevato che richiede azioni incisive perché l’area di Taranto possa tornare a livelli di accettabilità ambientale», ha dichiarato Laporta, direttore generale di Ispra aggiungendo che sull’attuazione delle bonifiche non è facile indicare una tempistica certa: «E’ un’operazione lunga e complessa. Non può concludersi certo in pochi mesi».
Sullo specifico tema delle fonti di contaminazione del Mar Piccolo, si è espresso Massimo Blonda, direttore scientifico di Arpa Puglia: «Ci sono delle fonti primarie ormai acclarate (l’Arsenale Militare ed il sito su cui sorge un’azienda metalmeccanica, nell’area industriale), a cui se ne potranno aggiungere altre. E’ indispensabile bloccarle per evitare che ci sia un ulteriore apporto inquinante. Per quanto concerne i sedimenti è ancora aperta la riflessione su cosa fare: procedere con una bonifica per rimozione, che può comportare come rischio la rimessa in circolo degli inquinanti, oppure effettuare una messa in sicurezza. Sarà il tavolo tecnico a decidere».
Sulla possibilità che il primo seno di Mar Piccolo possa tornare ad accogliere gli allevamenti di cozze, Blonda non si è sbilanciato: «Me lo auguro, ma non posso dare certezze. Molto dipenderà anche dalle risorse economiche che si avranno a disposizione».
Alessandra Congedo
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