Inquinamento e mortalità, ecco cosa dice lo studio “Sentieri” su Taranto

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TARANTO – C’è un corposo ed interessante paragrafo dedicato alla realtà ionica nelle duecento pagine di Sentieri (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e recentemente pubblicato sulla rivista “Epidemiologia & Prevenzione”. Il progetto ha riguardato l’analisi della mortalità nelle popolazioni residenti in prossimità di grandi centri industriali attivi o dismessi e di aree oggetto di smaltimento di rifiuti industriali e pericolosi, che presentano un quadro di contaminazione ambientale e di rischio sanitario tale da aver determinato il riconoscimento di “siti di interesse nazionale per le bonifiche” (Sin).

Ovvio che i riflettori degli studiosi si siano indirizzati anche sul sito di Taranto, al quale hanno dedicato quattro pagine fitte di informazioni e tabelle. In merito al profilo di mortalità del Sin ionico si evidenzia un eccesso tra il 10% e il 15% della mortalità generale e per tutti i tumori, sia tra gli uomini che tra le donne; un eccesso di circa il 30% sulla mortalità per tumore del polmone, per entrambi i generi; un eccesso, sempre in entrambi i generi, dei decessi per tumore della pleura; un eccesso compreso tra il 50% (uomini) e il 40% (donne) di decessi per malattie respiratorie acute, associato ad un aumento di circa il 10% nella mortalità per tutte le malattie dell’apparato respiratorio.Inoltre, si osserva un eccesso di circa il 15% tra gli uomini e del 40% tra le donne della mortalità per malattie dell’apparato digerente, oltre ad un incremento del 5% dei decessi per malattie del sistema circolatorio soprattutto tra gli uomini.

I risultati di Sentieri fanno emergere anche un eccesso per la mortalità per condizioni morbose di origine perinatale (0-1 anno), con “evidenza limitata di associazione con la residenza in prossimità di raffinerie e discariche, e un eccesso di circa il 15% per la mortalità legata alle malformazioni congenite che non consente però di escludere l’assenza di rischio”. Nel documento si fa notare che molteplici studi di monitoraggio ambientale e campagne di misura delle emissioni industriali, effettuati nell’area tarantina, hanno evidenziato “un quadro di inquinamento diffuso, ma anche il contributo rilevante del polo industriale cittadino, in particolare il complesso dell’acciaieria, ai livelli ambientali di inquinanti di interesse sanitario”.

Vengono ricordati, poi, i risultati delle campagne di monitoraggio effettuate dall’Asl dal marzo 2008, che hanno segnalato in alcune aziende zootecniche presenti nel territorio “un’importante contaminazione della catena trofica da composti organoalogenati”. Si fa riferimento, quindi, ai 32 campioni (su 125), raccolti complessivamente in 8 aziende, che hanno superato i limiti in vigore per la concentrazione di diossine e Pcb. La relazione cita anche uno studio sui casi incidenti a Taranto di tumore maligno del polmone, della pleura, della vescica e del sistema linfoemopoietico (periodo 2000-2002), in relazione alla distanza della residenza principale da diverse fonti emissive, che “sembra avvalorare l’ipotesi di un ruolo eziologico delle esposizioni ambientali a cancerogeni inalabili sulle neoplasie dell’apparato respiratorio”.

Si legge ancora: “Lo studio evidenzia un trend del rischio di tumore polmonare e della pleura in funzione della distanza della residenza dalla maggior parte dei siti di emissione considerati (compresi l’acciaieria e i cantieri navali)”. Oltre a citare i risultati del progetto Misa e di due studi sulla mortalità residenziali effettuati sull’area tarantina, “Sentieri” parla anche di un’analisi geografica della mortalità tumorale relativa al periodo 2000-2004, nelle cinque province pugliesi, basato sui dati del Registro regionale delle cause di morte, che presenta un eccesso del 10% per tutti i tumori nell’anello di territorio circostante l’area industriale. Poi un cenno all’evidenza epidemiologica disponibile che “suggerisce un ruolo della componente occupazionale per gli incrementi di rischio per il tumore del polmone in attività produttive presenti nel Sin, quali la raffinazione del petrolio”.

Lo studio afferma che “i risultati della analisi di Sentieri sul periodo 1995-2002 mostrano un quadro della mortalità della popolazione residente nel sito di Taranto che testimonia la presenza di un ambiente di vita insalubre”. Ed aggiunge: «Complessivamente, il profilo di mortalità mostra un andamento temporale e una distribuzione geografica che sono in linea con la cronologia e la distribuzione spaziale dei processi produttivi ed emissivi che caratterizzano l’area industriale di questo Sin da decenni”.

Infine, si segnala l’esigenza di avviare programmi di sorveglianza sanitaria ed epidemiologica per misurare gli effetti dell’inquinamento atmosferico, basati anche sul monitoraggio biologico umano, e studi di caso-controllo residenziali di nuova generazione per stimare il contributo delle emissioni industriali. Infine, è ritenuto opportuno condurre appositi studi anche sui lavoratori impiegati nelle diverse realtà produttive del polo industriale.

Alessandra Congedo

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