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Alla fiera dell’ecologia di Rimini si parlerà anche delle puzze di Taranto e di Nitro-Ipa

 

RIMINI – Si parlerà anche di Taranto e delle sue “puzze” nel corso di Ecomondo, la fiera dell’ecologia in programma a Rimini dal 9 al 12 novembre. Accadrà mercoledì 9, quando si affronterà il tema “Come gestire il disagio olfattivo: tra le carenze normative e l’affidabilità dei controlli”, a cura di Società Chimica Italiana, Divisione di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali, ISPRA, ISS, AssoArpa.

Dalle 12.50 alle 13.10 è prevista la sessione che ha per oggetto “Indagine sulla problematica olfattiva correlata alla dispersione di idrogeno solforato nell’aria di un ambiente urbano in provincia di Taranto”. Interverranno Damiano Calabrò, Candida Colucci, Maria Mantovan, Manuela Miceli, Maria Spartera – ARPA Puglia, Dipartimento Provinciale di Taranto, Roberto Giua, Micaela Menegotto – ARPA Puglia, Centro Regionale Aria. Dalle 15.30 alle 16 si tornerà sulla città ionica affrontando il tema “Indagine sulla problematica olfattiva correlata alla dispersione di idrogeno solforato (H2S) e emercaptani (R-SH) nell’aria del porto di Taranto”.

«Il riconoscimento dell’odore dell’aria che si respira come variabile ambientale in grado di determinare la qualità della vita ed influire sulle attività economiche ha determinato il crescente interesse della comunità scientifica nei confronti delle emissioni osmogene prodotte da alcune attività antropiche – si legge nel programma di Ecomondo – inoltre, il fatto che tali impianti si siano ritrovati negli anni in zone sempre più prossime alle grandi aree urbane e che questi siano, in molti casi, responsabili dei disturbi causati da cattivi odori ha determinato una sempre maggiore resistenza da parte della popolazione residente sia nel caso di nuovi insediamenti che nell’esercizio di quelli presenti. Ciò comporta la necessità di individuare criteri opportuni per una valutazione oggettiva dell’esposizione e del rischio per la popolazione, di una regolamentazione normativa, carente ad oggi, e della determinazione di metodologie per il controllo».

I lavori della sessione hanno l’obiettivo di affrontare alcuni aspetti critici della problematica fornendo una panoramica della situazione normativa esistente a livello nazionale, definendo il ruolo degli organi di controllo nella definizione di prescrizioni e individuando le tecnologie per il monitoraggio.

Di Taranto si tornerà a parlare l’11 novembre nel corso del seminario dal titolo “Autorizzazione AIA alla luce degli ultimi aggiornamenti normativi: il DLgs 155/2010 aspetti ambientali e sanitari”. Dalle 16.30 alle 17.00 si approfondirà lo “Studio di Nitro-IPA nella città di Taranto” con Maria Tutino, Martino Amodio, Eleonora Andriani, Paolo Rosario Dambruoso, Barbara Elisabetta Daresta, Gianluigi de Gennaro, Antonello Laricchiuta, Alessia Di Gilio, Livia Trizio – Dipartimento di Chimica, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, Bari, Giorgio Assennato, Roberto Giua – Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Puglia, Bari.

Alessandra Congedo

 

 

admin

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  • il "disagio" olfattivo?....il problema dell'idrogeno solforato (residuo dell'estrazione e della lavorazione del petrolio, che e' impossibile evitare che venga immesso nel territorio coinvolto) e' molto ma molto piu' grave...le conseguenze sono terribili...il "DISAGIO" olfattivo e' l'ultimo visto che anestetizza le mucose nasali e visto che e' pure incolore non ci si accorge di assorbirlo...

  • L’idrogeno solforato è una sostanza fortemente velenosa la cui tossicità è paragonabile a quella del
    cianuro.
    Non tutto l’H2S viene eliminato nel processo Claus e i residui vengono immessi in un inceneritore
    che li rilascia direttamente in atmosfera.
    Il gran numero di brevetti rilasciati di recente riguardo a nuove tecniche che ripetutamente cercano di innalzare la soglia di recupero dell’H2S è una prova del fatto che il problema di un totale e
    corretto smaltimento dell’H2S è ancora irrisolto.

    Nel rapporto dell’Agenzia Americana per la Protezione dell’Ambiente detta EPA si afferma che
    “esiste una sostanziale potenzialità da parte degli impianti legati alla lavorazione del petrolio di
    immettere H2S in maniera costante nell’atmosfera”.
    La possibilità di venire in contatto con l’H2S aumenta notevolmente per le popolazioni in vicinanzadei centri di lavorazione del petrolio.

    L’H2S è un gas irritante e, poiché agisce su molti organi del corpo umano, è considerato una
    sostanza tossica a largo spettro. Le parti interessate sono le membrane mucose (occhi e naso) e le
    parti del corpo umano che richiedono maggiori quantità di ossigeno, come polmoni e cervello. I metodi di smaltimento naturali di una continua immissione di H2S non sono ben conosciuti, ma esiste una forte evidenza medica che una continua immissione di H2S nel corpo umano possa essere nociva alla salute.
    Le modalita’ con cui l’H2S entra nel corpo umano sono tre:
    - per inalazione, attraverso le vie aeree (principale modalità di esposizione);
    - per via orale, attraverso l’ingestione di cibi e bevande contaminati (tra le bevande prima fra tutte
    l’acqua);
    - attraverso la pelle.
    Esposizioni tra le 100 e le 150 ppm di H2S causano l’infiammazione di cornea e congiuntive,
    irritazione agli occhi, lacrimazione e tosse. E’ stato dimostrato che l’H2S ritardi la naturale azione
    di rimarginamento delle ferite cutanee e provochi dermatiti. Altri problemi di salute da H2S
    possono essere la perdita di coscienza, la cessazione momentanea del respiro e la morte. Ad alte concentrazioni l’H2S è un asfissiante. Fra gli effetti non letali, i danni sono di natura neurologica e polmonare. L’H2S causa vertigini, svenimenti, confusione, mal di testa, sonnolenza, tremori,
    nausea, vomito, convulsioni, midriasi, problemi di apprendimento e concentrazione, perdita di
    conoscenza.
    Tra i danni di natura polmonare i sintomi ricorrenti sono edema polmonare, emoftoe, tosse, dolori al
    petto, difficoltà di respirazione.

    "Disagio Olfativo" TZE

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