Oltre il 50 per cento dei campioni esaminati è risultato positivo ai test di laboratorio. Tra le sostanze rinvenute, pericolose per la salute dell’uomo e dell’ambiente: metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e composti organici volatili. Critica la situazione in Liguria, con valori accertati oltre i limiti in quattro delle cinque fonti inquinanti (hot spot) testate. Presso l’acciaieria Ilva di Genova, ad esempio, cadmio e zinco superano la soglia di riferimento così come il triclorometano e il tetracloroetilene, due composti organici cancerogeni. Anche in Toscana i dati non sono positivi con quattro hot spot su sei campionati oltre i limiti di riferimento.
“Dai dati di Greenpeace, anche se preliminari e parziali, emerge un quadro molto grave che dovrebbe obbligare le amministrazioni locali e nazionali a intervenire con urgenza per salvaguardare ambiente e salute – commenta il dott. Valerio Gennaro, medico oncologo ed epidemiologo che lavora all’Istituto Tumori di Genova e membro di Medici per l’Ambiente (ISDE-Italia) – In tanti anni di ricerche è sempre più evidente il legame fra la contaminazione dell’ambiente da sostanze chimiche pericolose, l’insorgenza di malattie e gli enormi costi sociali ed economici associati”.
Elevati i livelli di idrocarburi policiclici presso le aree portuali. Ad esempio, la concentrazione di benzo(a)pirene – una sostanza cancerogena – riscontrata nel sedimento prelevato al porto di Piombino è 90 volte superiore al limite di riferimento. Anche nei pressi dell’acciaieria di Piombino si rivela la presenza di IPA, di cui tre composti in quantità doppia rispetto la soglia, e di alcuni metalli pesanti, come arsenico e zinco. Gli stessi metalli insieme al benzo(a)pirene (con valori due volte oltre la soglia) sono stati rilevati a Vado Ligure, presso la foce del torrente Segno, all’Oasi dei Germani, non lontano da una località balneare.
Da anni Greenpeace monitora lo stato di salute del Santuario denunciandone il crescente degrado. Dopo l’allarme “Sogliole tossiche nel Santuario dei Cetacei: non ingerire, lanciato ad agosto 2010, il rapporto “Veleni a galla” conferma l’inattività delle Regioni e del Ministero dell’Ambiente.
“Un anno fa, dal Salone Nautico di Genova, abbiamo chiesto alle Regioni di intervenire per salvare il Santuario – ricorda Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace – Se Liguria, Toscana e Sardegna vogliono davvero tutelare il Santuario, devono smetterla di rimpallare la responsabilità al Ministero dell’Ambiente e impegnarsi subito a definire entro giugno 2012 piani di monitoraggio e misure restrittive per mitigare e, laddove possibile, eliminare le cause principali di degrado, come l’inquinamento. Altrimenti dovremo pensare che non sono interessate a proteggere le balene, né la salute e l’economia dei propri cittadini”.
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