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L’Istituto Righi di Taranto al Senato: «Proporremo una legge nazionale sulla diossina negli alimenti»

Uova alla diossina

L’Istituto Righi di Taranto ha vinto un bando per visitare il Senato e presentare un proprio Disegno di Legge. Quello elaborato è sulla diossina negli alimenti ed è stato pubblicato sul sito “Senato per ragazzi” dove i senatori e gli esperti potranno presentare emendamenti e osservazioni.

Link: http://eworkshop.senatoperiragazzi.it/ddl/marchio-dioxin-free

Simuleranno al Senato, in giacca e cravatta e ripresi da una registrazione video, un dibattito parlamentare con tanto di emendamenti e votazione finale. Il tutto diventerà un dvd e un libro che il Senato consegnera’ alle scuole partecipanti (il Righi sara’ la prima scuola di questo anno scolastico). Il disegno di legge verte sulla creazione del marchio “Dioxin Free”. A realizzarlo sono stati gli stessi ragazzi, in un percorso cominciato lo scorso anno scolastico, sotto la guida una tutor messa a disposizione dal Senato.

Il risultato è un disegno di legge realizzato con tutti i requisiti formali e sostanziali. Ma perche’ una legge “dioxin free”? Attualmente infatti vi e’ un Regolamento europeo che fissa dei limiti per diossine e pcb negli alimenti ma non vi e’ alcun marchio di qualita’ “dioxin free” (“libero da diossina”). Marco Morelli, lo studente che farà da relatore, spiega di cosa si tratta: “Il disegno di legge in discussione mira a definire un marchio di qualità denominato “Dioxin Free” che consente al consumatore di conoscere la quantità di diossine e pcb presenti nell’alimento che acquista. Tale marchio di qualità viene rilasciato solo se gli esami di laboratorio attestano quantità di diossine e pcb inferiori a soglie minimali che il disegno di legge fissa a tutela dei consumatori e della loro sicurezza alimentare”.

Attualmente non vi è alcun marchio di qualità per gli alimenti senza diossina tale da poter essere raffrontato con il marchio “ogm free” (ossia “senza organismi geneticamente modificati”). “L’aspetto innovativo di questo disegno di legge – ha precisato lo studente-relatore – sta nel fatto che una parte delle analisi vengono effettuate in laboratori accreditati scelti dai consumatori i quali in prima persona individuano il campione da far analizzare. Inoltre il disegno di legge consente una trasparenza sulle analisi che verrebbero pubblicizzate su Internet”.

L’idea di un disegno di legge per proporre un marchio di questo tipo è sorta dopo un lavoro didattico di informazione e ricerca coordinato da Alessandro Marescotti, docente del Righi nonche’ presidente di PeaceLink. “Il disegno di legge per promuovere alimenti certificati “Dioxin Free” – spiega Marescotti – nasce dalla consapevolezza che esiste un serio problema di contaminazione della catena alimentare di cui si sono gia’ occupate le autorità europee”. -nfatti nel 2001 la Commissione Europea inviò ai parlamentari europei una importante comunicazione in cui si legge che “l’esposizione a diossine e a PCB diossino-simili supera la dose tollerabile settimanale (TWI Tolerable Weekly Intake) e la dose tollerabile giornaliera (TDI Tolerable Daily Intake) in parte considerevole della popolazione europea”.

La comunicazione del 2001 intendeva promuovere non solo l’informazione sui problemi della contaminazione ma anche la consapevolezza per attuare strategie di prevenzione. Infatti specificava: “Non basta semplicemente informare l’opinione pubblica: occorre anche coinvolgerla affinché contribuisca in modo attivo alla prevenzione delle emissioni di sostanze contaminanti nell’ambiente”.

Secondo Alessandro Marescotti “a completamento di questa strategia di prevenzione sarebbe utile promuovere un’educazione alimentare che riduca il rischio di assunzione di diossine che, una volta entrate nell’organismo, si bioaccumulano e hanno tempi di persistenza notevoli. Le diossine rischiano di diventare un problema in particolare per le donne che, con le gravidanze e l’allattamento, cedono al feto e ai lattanti queste sostanze definite POPs (Persistent Organic Pollutants), altamente cancerogene e genotossiche (possono cioè modificare il DNA che si trasmette dai genitori ai figli)”.

In passato l’attenzione sulla sicurezza alimentare si è per lo più concentrata in passato sugli OGM, tanto da definire la dizione “OGM Free”. Ma mentre per gli OGM non è dimostrata la tossicità ma si ricorre al “principio di precauzione”, per quanto riguarda le diossine è assolutamente dimostrata la loro tossicità essendo classificate nel gruppo 1 dallo IARC (Agenzia Internazionale Ricerca sul Cancro), ossia nel gruppo delle sostante più cancerogene. Lo studente Andrea Carabotta osserva: “Se i consumatori potranno disporre di cibi “Dioxin Free” i genitori, ad esempio, potranno scegliere latte che è sottoposto a controlli ancora più rigorosi. Questo è solo un esempio di come il marchio Dioxin Free potrebbe essere utilissimo”.

Ultima annotazione: la proposta “dioxin free” non poggia sul vuoto. Ha invece un autorevole precedente. Infatti l’esigenza di definire uno standard Dioxin Free era stata avanzata nel 1999 in un congresso scientifico da due esperti di diossina: Stefano Raccanelli e Vladimiro Bonamin. Tuttavia nessun rappresentante politico raccolse la proposta. Grazie ai suggerimenti del dottor Stefano Raccanelli è stato possibile definire un limite di legge per il marchio Dioxin Free, che verrebbe attribuito solo agli alimenti che non superano un centesimo della dose tollerabile giornaliera di diossine e pcb riferita a un organismo umano di 70 chilogrammi che consumi 100 grammi dell’alimento preso in considerazione.

Comunicato stampa dall’Istituto Righi

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