Il problema è che la Soprintendenza ai Monumenti quella puzza non la sente o fa finta di non sentirla. Eppure la stessa Soprintendenza ai Monumenti quella puzza l’ha sentita quando, dopo aver speso soldi pubblici per ristrutturare l’intero sito (convento e chiesa) allo scopo di sistemarvi i propri uffici, decise che il luogo fosse privo del requisito essenziale ovvero la salubrità! E dunque si accetta l’elemosina proprio da chi ha inferto pugnalate su pugnalate a tutto il territorio. Accetta finanziamenti proprio ora che il nostro ministro dell’Ambiente ha fatto l’ennesima concessione alle grandi industrie di Taranto affinchè siano libere di continuare ad inquinare, equivale ad accettare la condizione di sudditanza al devastante mercato industriale.
Il solito “do ut des” a cui, ultimamente e spesso si assiste. Ma lo scambio è impari. Quello che si chiede alla città è troppo ed ha il gusto venefico del non ritorno. In cambio le briciole. Briciole di pane raffermo gettate in pasto ad una città talmente mortificata da aver dimenticato cosa sia la dignità, l’etica, l’orgoglio. Le istituzioni dominate dal giogo della grande industria continuano a raccontarci che Taranto è una città a vocazione industriale, genuflessa ai veleni, senza possibilità di riscatto alcuno. Ma noi sappiamo bene che non è così. Taranto è città a vocazione culturale. E l’abbazia di Santa Maria della Giustizia lo dimostra ampiamente. Tuttavia quel sito non sarà mai realmente fruibile nonostante la falsa prodigalità dell’industria inquinante. Nessun gruppo di turisti visiterà mai quel luogo poiché letteralmente invivibile.
E continuerà ad essere sito sconosciuto ai più esattamente come ora. Bello e dignitoso sarebbe stato se la Soprintendenza avesse impiegato risorse e tempo per cercare sponsor che possano davvero fare bene alla città, darle una iniezione di vita e di salute, SPONSOR PULITI! E se mai occorresse fare esempi di altri luoghi dove indirizzare finanziamenti puliti , ecco a voi: Palazzo D’ayala Valva, Palazzo Carducci, Palazzo Troilo in città vecchia e non solo questi ma tutti gli edifici storici nobiliari che versano in stato di totale abbandono.
E poi tutte le tombe a camera, i resti delle mura in via Polesine, Palazzo degli Uffici, la Concattedrale. Ed ancora la Villa Peripato, Piazza Garibaldi, Piazza Fontana , la passeggiata a mare del lungomare e persino tutta la sponda che affaccia sul mar Piccolo dei Tamburi, l’Acquedotto del Triglio fra Tamburi e Statte (proprio sotto l’Ilva, che cade in pezzi). E la Cripta del Redentore la vogliamo dimenticare? E la masseria Solito proprio nelle vicinanze della Cripta che pare abbiano proprio deciso di abbattere? Ma, come si dice, “pecunia non olet”: però i morti restano!
Comunicato stampa del comitato provinciale “Taranto Lider”
In alto la foto dell’abbazia circondata dalla Raffineria
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