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Sito contaminato di Taranto, ecco cosa diceva Arpa Puglia nel 2009

E’ datato 2009 un interessante documento curato dalla dott.ssa Mina Lacarbonara di Arpa Puglia che si sofferma sui dati relativi ai siti contaminati della regione. La nostra attenzione si concentra su quello di Taranto. Riportiamo di seguito un estratto della relazione.

SIN TARANTO

La superficie rientrante nel SIN di Taranto è pari a circa 22 km2 (aree private), 10 km2 (aree pubbliche), 22 km2 (Mar Piccolo), 51,1 km2 (Mar Grande), 9,8 km2 (Salina Grande). Lo sviluppo costiero è di circa 17 km. Lo stato di avanzamento delle attività di caratterizzazione e bonifica di seguito descritto è così organizzato:

· Area demaniale di competenza dell’Autorità Portuale di Taranto È estesa per 3,3 km2 e comprende gli sporgenti prospicienti il Mar Grande ed una fascia costiera delimitata dalle aree private operanti nella zona industriale di Taranto (principalmente Raffineria ENI ed ILVA), estendendosi dal Ponte di Pietra fino alla zona di Punta Rondinella. Quattro dei 5 sporgenti (II, III, IV e V) sono affidati in concessione ad ILVA, mentre il Molo Polisettoriale è affidato in concessione alla società Taranto Container Terminal (TCT). Mentre è stata caratterizzata la fascia costiera retrostante gli sporgenti, non sono ancora stati presentati i piani di caratterizzazione relativi agli sporgenti stessi (che rappresentano il 66% dell’area portuale in termini di estensione reale).

· Aree pubbliche, relative ad aree demaniali e aree del Comune di Taranto – Comprendono, oltre all’area Portuale, l’area della Salina Grande (9,8 km2, che rappresenta quasi il 50% delle aree pubbliche) e l’area Romanelli-Gennarini. Per il 92% di queste aree non è stato ancora prodotto un piano di caratterizzazione.

· Aree di interesse pubblico – Nonostante per circa il 60% delle aree non sia ancora stato prodotto un piano di caratterizzazione, è da segnalare che le aree di maggior interesse, sia per pregio ambientale (gravina Leucaspide) che per riconversione industriale (area Distripark), sono state caratterizzate o in fase di caratterizzazione. Le aree in cui la caratterizzazione è da completare risultano essere il Canale d’Aiedda (Comune di Taranto) e le aree a sud e a nord della gravina Leucaspide, che sviluppano una estensione di circa 2,2 km2.

· Aree con industrie private – Rappresentate da: o Grandi aziende (ILVA, ENI, Cementir, Edison) o Piccole e Medie aziende sulla Strada Provinciale Taranto-Statte o Piccole aziende a ridosso della Strada Statale 100, a nord della Raffineria ENI o Aree non interessate da attività industriali a nord (Comune di Statte) ed a sud (Comune di Taranto) di proprietà Italcave (2,9 km2) o Piccole aziende sulla Strada Statale 106 Jonica.

IL SUOLO

Sono stati presi in considerazione un numero totale di campioni di suolo pari circa a 7.000, rappresentativi di un area complessiva di 15,5 km2 per una profondità massima compresa tra 10 e 20 m. I campioni su è stata riscontrata contaminazione dovuta ad una o più sostanze sono circa il 3% del totale, con un massimo del 50% nell’area ex Yard Belleli ed un minimo di 0,5% in aree dell’ILVA. Gli inquinanti maggiormente presenti sono IPA (circa 60% dei superamenti delle concentrazioni definite dalla legge vigente) e metalli pesanti, prevalentemente concentrati nell’area ex Yard Belleli. Contaminazione da idrocarburi ed aromatici (BTEX) si riscontra nell’area della Raffineria ENI (10% dei superamenti). Si può osservare che per quanto riguarda gli IPA si sono riscontrati valori di concentrazione nel suolo pari a più di 75 volte il valore soglia, mentre per gli idrocarburi, lo xilene ed alcuni metalli, come il vanadio, lo zinco ed il rame, l’eccedenza arriva a più del 1000% (oltre 10 volte) rispetto al limite normativo.

LA FALDA

L’assetto geologico-idrogeologico dell’area industriale di Taranto ha creato le condizioni per l’esistenza di una falda superficiale che si poggia sulle argille del Bradano e di un acquifero profondo carsico impostato nella formazione cretacea del Calcare di Altamura. La maggiore contaminazione delle acque sotterranee è stata rilevata nelle aree ENI, ILVA ed ex-Yard Belleli, di cui si riportano alcuni dati relativi alla distribuzione della contaminazione. Nell’area ENI si è riscontrata contaminazione in diversi punti per la presenza di arsenico, BTEX, idrocarburi ed MTBE a nord dello stabilimento nell’area impianti ed hot spot nella zona deposito.

La contaminazione da Idrocarburi ed MTBE è stata rilevata anche nell’area ex PRAOIL, in vicinanza di Punta Rondinella. Attualmente è in corso l’intervento di bonifica delle acque sotterranee realizzato con un sistema di pompaggio delle acque con well-points e trincee drenanti, che assicurano il contenimento della propagazione dei contaminanti verso il mare, e successivo trattamento finalizzato al riutilizzo delle acque all’interno dello stabilimento. Nell’area ILVA la falda superficiale è risultata contaminata per il 7% delle determinazioni analitiche complessive (6.682).

Gli inquinanti inorganici presenti sono manganese, ferro, alluminio, arsenico, cromo totale, cromo esavalente e cianuri totali, mentre i contaminanti organici sono IPA, BTEX e diversi composti clorurati (1,2 dicloropropano, triclorometano, 1,1 dicloroetilene, tetracloroetilene, cloruro di vinile, 1,2 dicloroetano e tricloroetilene). La falda profonda è risultata contaminata per il 4% delle determinazioni analitiche complessive (3.770). Gli inquinanti inorganici rilevati sono piombo, ferro, manganese, alluminio, cromo totale, nichel e arsenico mentre tra gli inquinanti organici sono presenti triclorometano, tetracloroetilene, diversi IPA, 1,2- dicloropropano e 1,1 dicloroetilene.

È da rilevare che i focolai di contaminazione di alcuni inquinanti sono posti idrogeologicamente a monte dell’area ENI, molti altri sono localizzati in aree distanti meno di 1 km dall’area Belleli che affaccia direttamente sul mare. Nonostante ripetuti solleciti delle Conferenze di Servizi ad attuare con urgenza gli idonei interventi di messa in sicurezza di emergenza della falda, ad oggi non risultano attivate misure in tal senso né risulta siano stati presentati i progetti di bonifica dei suoli e delle acque. Nell’area ex Yard Belleli le acque di falda sono risultate contaminate in maniera diffusa da arsenico, nichel, selenio, idrocarburi totali, fluoruri, solfati ed in forma puntuale da IPA.

Nel 2005 è stato approvato in Conferenza dei Servizi il Progetto di Messa in Sicurezza di Emergenza, presentato dal Commissario Delegato per l’Emergenza Ambientale in Regione Puglia, che prevede la realizzazione di una barriera fisica (palancolata metallica impermeabile sul lato mare) con annessa barriera idraulica di 18 pozzi e realizzazione di un impianto di trattamento delle acque di falda, oltre alla realizzazione di un diaframma plastico posto lungo parte del perimetro nord ovest. Ad oggi tali interventi non risultano attivati per mancanza di risorse economiche.

STATO DI QUALITA’ DEI SEDIMENTI MARINI

L’area marina del SIN di Taranto è stata suddivisa, data la sua estensione, in quattro settori di intervento: 1. Mar Piccolo (al cui interno ricade l’area dell’Arsenale Militare) 2. Area ovest punta Rondinella (in cui ricade il porto fuori rada) 3. Mar Grande I Lotto (al cui interno ricade l’area del porto in rada) 4. Mar Grande II lotto ( al cui interno ricade la Nuova Stazione Navale della Marina Militare). I piani di caratterizzazione delle aree marine sono stati redatti da ICRAM per interventi da attuare a cura del Commissario Delegato per l’Emergenza ambientale della Regione Puglia.

Nei sedimenti marini caratterizzati sono stati riscontrati superamenti di idrocarburi policiclici aromatici, PCB, metalli ed altri microinquinanti sia riferiti ai valori di intervento definiti da ICRAM (approvati nella Conferenza di Servizi Decisoria del 29/12/2004) sia rispetto al 90% dei valori limite per siti ad uso industriale (Tabella 1 col. B – all. 1 del DM 471/99). Per i volumi dei sedimenti eccedenti quest’ultimo limite (ca. 277.000 m3), il MATTM ha richiesto di attivare idonei interventi di Messa in Sicurezza di Emergenza.

A seguito di opposizioni da parte delle associazioni di mitilicoltura preoccupati degli effetti del dragaggio sulla qualità dei mitili, è stato proposto dalla Provincia di Taranto di effettuare uno studio di dettaglio sull’area, ad oggi in fase di elaborazione, in modo da colmare alcune lacune individuate in fase di caratterizzazione e verificare, con un’analisi costi-benefici, il miglior sistema di intervento da attuare.

Fin qui la relazione di Arpa Puglia.  I segnali di allarme erano evidenti da tempo, così come la necessità di agire con interventi di emergenza. Tutto il resto appartiene, purtroppo, alla storia recente e fa emergere tutta l’inadeguatezza di una classe dirigente che a livello locale e nazionale non ha voluto e saputo muoversi a tutela della città.

4.2_Siti_Contaminati[1] (scarica il documento) 

Alessandra Congedo

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