Cozze al Pcb, l’Asl aveva lanciato l’allarme nel dicembre del 2010. Ecco il documento.
L’Asl aveva lanciato l’allarme già nel dicembre del 2010, prima che gli ambientalisti rendessero note le analisi effettuate nelle cozze prelevate dai fondali del primo seno di Mar Piccolo. E’ bastato fare una ricerca su internet per scoprire un documento estremamente interessante.
E’ datato 28 dicembre 2010 e ha per oggetto “Sito di Interesse Nazionale di Taranto. Caratterizzazione ambientale di Mar Grande e di Mar Piccolo. I destinatari sono gli assessorati regionali alle Politiche della Salute e all’Ecologia, il Commissario delegato all’Emergenza Ambientale, l’Ispra, l’Arpa, la Provincia e il Comune. Per conoscenza è stato inviato anche al Ministero dell Salute, all’Istituto Superiore di Sanità e al Ministero dell’Ambiente.
Le lettera è il segnale evidente di una corrispondenza in atto tra istituzioni sulle criticità emerse in seguito alla caratterizzazione ambientale avvenuta nei due mari ionici. Ci sono alcuni passaggi che vanno sottolineati. Ecco cosa scrive la Asl a pagina 5:
“Come si può evincere dai dati sopra riportati, mentre i prelievi di mitili effettuati in Mar Grande e nel secondo seno di Mar Piccolo mostrano valori nettamente al di sotto dei valori limite fissati dalla normativa per diossine e pcb-dl, tutti i valori riscontrati sui campioni prelevati nel primo seno di Mar Piccolo, pur rientrando nei parametri di conformità, si avvicinano molti ai limiti massimi stabiliti dalla normativa (limite massimo 8 pg/gr). Pertanto si conferma che i servizi veterinari di questa Asl continueranno a monitorare la situazione, ma allo stesso tempo, si ritiene indispensabile chiedere all’Assessorato alle Politiche della Salute, la costituzione di uno specifico tavolo tecnico allargato alle più varie competenze al fine di valutare sia le ulteriori indagini necessarie, sia gli eventuali provvedimenti da adottare secondo il principio della massima precauzione ai fini della tutela della salute pubblica. Tale esigenza ha caratteri di urgenza in quanto nei prossimi mesi il prodotto locale sarà pronto per la commercializzazione”.
A pagine 3, inoltre, si legge: «L’Arpa ha sottolineato che le concentrazioni di alcuni microinquinanti rilevate nei siti allocati nei mari di Taranto sono più elevate rispetto a quanto verificato in altre aree del territorio pugliese e che quindi sono necessari ulteriori e più approfondite indagini».
L’Asl non si ferma qui. In un altro paragrafo scrive:
«Si coglie inoltre l’occasione per rammentare al Comune di Taranto che tutti gli allevamenti in questione (sia di Mar Grande che di Mar Piccolo) sono ancora in attesa del rinnovo delle concessioni demaniali già precedentemente rilasciate dalla Capitaneria di Porto e sulla scorta delle quali, negli anni scorsi, sono state rilasciate le autorizzazioni igienico-sanitarie agli impianti che, in assenza di rinnovo di concessione, non possono essere registrati per la produzione primarie».
Il documento si chiude con un piccolo sfogo: «Si precisa che la presente relazione è basata sugli atti in possesso e sulla scorta delle analisi effettuate dai Servizi Sanitari, in quanto gli atti e le analisi riferite alla Conferenza dei Servizi del 13/12/2010, citate nella nota del Ministero dell’Ambiente, non sono mai stati trasmessi a questa Asl. Si coglie l’occasione, vista la rilevanza sanitaria della questione, per richiedere di essere invitati alle prossime Conferenze di Servizio”.
Tale documento, siglato anche dal direttore generale della Asl Domenico Colasanto e dal direttore del Dipartimento Prevenzione Michele Conversano, è datato 28 dicembre 2010. Tutti ricorderanno che solo dopo l’iniziativa degli ambientalisti (13 gennaio) è esploso un caso che ha conosciuto il suo epilogo lo scorso 22 luglio con l’ordinanza di divieto e prelievo dei mitili nel primo seno di Mar Piccolo. Qualcosa, probabilmente, andava fatta prima.
Il documento è qui: http://www.regione.puglia.it/index.php?page=prg&id=1634&opz=downfile
Alessandra Congedo