– I rappresentanti dell’ARPA evidenziano come i valori dei monitoraggi sanitari sono già oltre i limiti di attenzione, mentre per quanto agli atti della relazione finale relativa alla caratterizzazione ambientale del SIN Mar Piccolo di Taranto, redatta da ISPRA, i dati disponibili su sedimento e biota, pur evidenziando aree di criticità e di evidente contaminazione dell’ambiente marino, sono difficilmente confrontabili ed utilizzabili ai fini di sicurezza alimentare dei mitili commercializzati.
– I rappresentanti del CNR-IAMC di Taranto nel concordare con le evidenze scaturite dai report della caratterizzazione del SIN ed in parte sovrapponibili agli studi condotti ed alla esperienza decennale sugli aspetti di biologia e biochimica marina dell’area interessata, evidenziano come il problema debba essere ricondotto all’inquinamenti dei sedimenti ed al fenomeno del bioaccumulo.
– I rappresentanti dell’Assessorato all’ Ecologia riferiscono sinteticamente quanto intrapreso già dal 2005 a seguito della individuazione dell’area di Taranto quale SIN di concerto col Ministero dell’Ambiente e dei lavori di caratterizzazione affidati alla Società Sviluppo Italia Aree produttive Spa. Come già rappresentato da ARPA Puglia alcune aree tra Mar Grande e Mar Piccolo sono state classificate ad elevato inquinamento per diversi contaminanti tra i quali anche i Pcb e per le suddette aree la normativa ambientale (D.lgs 152/06 e s.m.i.) prevede due possibili azioni, la messa in sicurezza o la bonifica. Rilevano, inoltre, come le fonti di tale inquinamento siano di tipo secondario e probabilmente connesse alle attività navali della Marina Militare svoltasi nei decenni passati.
Durante quel tavolo tecnico, quindi, è stata tirata in ballo la Marina Militare. Tra ambientalisti ed esperti, però, si fa presente che il pcb è collegato all’uso di trasformatori ad apirolio (che negli ultimi anni sono stati soggetti a dismissione e smaltimento). Come detto recentemente da Taranto Futura, in base ad un rapporto di Arpa Puglia del 2009, tra i maggiori detentori di questi trasformatori, sul territorio ionico, risultavano Ilva, Marina Militare ed Enel. Va ricordato che in base ai dati fornti dall’Ilva, erano 949 i trasformatori in Pcb presenti nello stabilimento al momento della privatizzazione dell’impianto. Per risalire alle responsabilità di chi ha inquinato il primo seno di Mar Piccolo bisogna scavare a fondo. Non è un caso che sia il biologo Mario Imperatrice che il ricercatore del Cnr Nicola Cardellicchio, ascoltati recentemente dal Corriere del Giorno, avanzino sospetti sulla contaminazione della falda.
Alessandra Congedo
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