Emergenza Pcb. Ecco ciò che dicono le carte su Marina Militare e Ilva

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TARANTO – Ci sono carte che parlano da sole, senza la necessità di ulteriori commenti. E’ sufficiente recuperare un verbale del Tavolo Tecnico regionale relativo alla riunione dello scorso 18 gennaio, convocata in seguito alla denuncia di alcuni ambientalisti sulla presenza di alti valori di diossina nelle cozze prelevate dai fondali del primo seno di Mar Piccolo. Questi i punti salienti del verbale:

–          I rappresentanti dell’ARPA evidenziano come i valori dei monitoraggi sanitari sono già oltre i limiti di attenzione, mentre per quanto agli atti della relazione finale relativa alla caratterizzazione ambientale del SIN Mar Piccolo di Taranto, redatta da ISPRA, i dati disponibili su sedimento e biota, pur evidenziando aree di criticità e di evidente contaminazione dell’ambiente marino, sono difficilmente confrontabili ed utilizzabili ai fini di sicurezza alimentare dei mitili commercializzati.

–          I rappresentanti del CNR-IAMC di Taranto nel concordare con le evidenze scaturite dai report della caratterizzazione del SIN ed in parte sovrapponibili agli studi condotti ed alla esperienza decennale sugli aspetti di biologia e biochimica marina dell’area interessata, evidenziano come il problema debba essere ricondotto all’inquinamenti dei sedimenti ed al fenomeno del bioaccumulo.

–          I rappresentanti dell’Assessorato all’ Ecologia riferiscono sinteticamente quanto intrapreso già dal 2005 a seguito della individuazione dell’area di Taranto quale SIN di concerto col Ministero dell’Ambiente e dei lavori di caratterizzazione affidati alla Società Sviluppo Italia Aree produttive Spa. Come già rappresentato da ARPA Puglia alcune aree tra Mar Grande e Mar Piccolo sono state classificate ad elevato inquinamento per diversi contaminanti tra i quali anche i Pcb e per le suddette aree la normativa ambientale (D.lgs 152/06 e s.m.i.) prevede due possibili azioni, la messa in sicurezza o la bonifica. Rilevano, inoltre, come le fonti di tale inquinamento siano di tipo secondario e probabilmente connesse alle attività navali della Marina Militare svoltasi nei decenni passati.

Durante quel tavolo tecnico, quindi, è stata tirata in ballo la Marina Militare. Tra ambientalisti ed esperti, però, si fa presente che il pcb è collegato all’uso di trasformatori ad apirolio (che negli ultimi anni sono stati soggetti a dismissione e smaltimento). Come detto recentemente da Taranto Futura, in base ad un rapporto di Arpa Puglia del 2009, tra i maggiori detentori di questi trasformatori, sul territorio ionico, risultavano Ilva, Marina Militare ed Enel. Va ricordato che in base ai dati fornti dall’Ilva, erano  949 i trasformatori in Pcb presenti nello stabilimento al momento della privatizzazione dell’impianto. Per risalire alle responsabilità di chi ha inquinato il primo seno di Mar Piccolo bisogna scavare a fondo. Non è un caso che sia il biologo Mario Imperatrice che il ricercatore del Cnr Nicola Cardellicchio, ascoltati recentemente dal Corriere del Giorno, avanzino sospetti sulla contaminazione della falda.  

Alessandra Congedo

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