Ai nostri concittadini non possiamo che esprimere solidarietà e vicinanza per l’ultimo abuso subìto in occasione del rilascio di una autorizzazione illegittima all’attività industriale di ILVA. Autorizzazione che tutto può rappresentare meno che “un punto a favore nella battaglia di civiltà” che mai è stata condotta e che, contrariamente a quanto affermato dal Sindaco Stefàno e dal Presidente della Provincia Florido nella loro recente dichiarazione congiunta, non ha certo visto la partecipazione delle associazioni accanto a Comune, Provincia e Regione, dal momento che le associazioni a Roma sono state rigorosamente tenute fuori dalla porta proprio nell’atto conclusivo del procedimento. Un ‘successo’, definito dall’on. Vico, ascritto alla collaborazione di tutte le forze in campo, dimenticando il raggiro compiuto dalle Istituzioni nei confronti delle associazioni.
All’assessore all’ambiente Nicastro, tuttora convinto che in Regione siano riusciti a “tenere assieme le ragioni dell’ecologia con quelle dell’economia e del diritto al lavoro”, chiediamo se conosca la reale entità dell’emergenza sanitaria in corso da tempo nella nostra provincia e che interessa anche i lavoratori della grande industria. Chiediamo se intenda ignorare le conclusioni espresse dal Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Lecce, oppure il rapporto sulle falde avvelenate dell’area industriale tarantina, o ancora le perizie depositate nei Tribunali secondo le quali l’ecocompatibilità di aziende così prossime al centro abitato e di dimensioni spropositate non può mai essere possibile. Chiediamo a Nicastro se ha mai pensato che per conciliare ecologia e diritto al lavoro siano necessarie alternative di sviluppo davvero compatibili con l’ambiente e la vita o se invece sia auspicabile l’incremento di una produzione che non produce economia ma che la annienta. Forse all’assessore Nicastro interessa molto più stigmatizzare le dichiarazioni di noi “tribuni della plebe” anziché comprenderne il senso profondo. In ogni caso, non sarà certo attraverso gli insulti gratuiti e sprezzanti che l’assessore potrà mai sperare di ricucire un rapporto ormai logoro e compromesso con un elettorato stanco dell’ennesimo abbaglio.
Taranto continua da decenni a rimanere città commissariata e controllata in regime remoto. Non vi è allora alcun bisogno di ulteriori prove che attestino in quale maniera le sorti di questa città vengano da sempre stabilite altrove a discapito di una comunità locale umiliata, offesa, saccheggiata e stuprata. Per questo, non possiamo che prendere atto con rammarico che il nodo d’acciaio che ha strozzato noi tutti non possa che essere sciolto raccomandando alla cittadinanza di non concedere neppure un voto a tutti i partiti che si sono espressi a favore dell’AIA e dell’attività produttiva unica, secondo una “vocazione all’industria pesante” che rigettiamo con forza. I sostenitori e protettori di un polo industriale devastante a pochi metri da una città in ginocchio, devono abbandonare le aule consiliari di Comune, Provincia e Regione, e quelle parlamentari.
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