Infortuni mortali, in calo in Italia e in aumento a Taranto
TARANTO – I morti sul lavoro scendono sotto quota mille. Per la prima volta, dal dopoguerra in poi, il numero dei lavoratori deceduti in Italia non ha raggiunto quella fatidica soglia fermandosi a 980 (-6,9% rispetto al 2009). E’ questo il dato più positivo che emerge dal rapporto Inail 2010, presentato ieri mattina alla Camera dei Deputati e trasmesso in videoconferenza anche nella sede tarantina dell’Istituto. Non mancano, però, le zone d’ombra: in controtendenza appaiono sia la Puglia, passata da 70 a 75 infortuni mortali (+ 7,1%) che Taranto, salita dai 10 a 16.
Nel complesso, gli infortuni avvenuti in Italia nel 2010 sono stati 775.374 (-1,9% rispetto al 2009), in Puglia 35.296 (-2,6%), e nella provincia ionica 6.406 (-2,5%). Una riduzione che, come sottolinea Giuseppe Gigante, direttore dell’Inail provinciale, premia gli sforzi messi in campo per la prevenzione: «Fino a trent’anni fa gli infortuni venivano considerati come il giusto tributo che i lavoratori dovevano pagare per lo sviluppo economico del Paese. Negli anni Sessanta – ricorda il direttore – si arrivava a 4.000 morti all’anno. I dati del 2010 testimoniano che oggi c’è una sensibilità diversa e una maggiore attenzione da parte dell’opinione pubblica. L’infortunio sul lavoro non è più considerato un fatto ineludibile, ma qualcosa su cui si può intervenire».
Un ragionamento, quello formulato dal dottor Gigante, che vale a maggior ragione per la provincia di Taranto, dove il fenomeno infortunistico ha assunto per interi decenni risvolti particolarmente gravi. Basti pensare che nel 2004 si erano verificati 11.845 infortuni, il dato peggiore degli ultimi otto anni. Statistiche peggiori erano emerse in precedenza.
Da qualche tempo, però, il trend è cambiato: «Negli ultimi anni, durante la mia gestione, si è registrata un’inversione di tendenza molto forte – spiega il direttore – i lavoratori, i datori di lavoro, i sindacati e le istituzioni hanno risposto bene al bisogno di sicurezza che proveniva dal territorio. Dal 2006 in poi si è verificata una significativa riduzione (circa il 30%) degli infortuni, anche grazie all’impegno sul fronte della prevenzione della maggiore industria presente in città (l’Ilva)».
Nonostante i progressi fatti, il direttore invita tutti a non abbassare la guardia sottolineando che il traguardo da raggiungere, anche se estremamente ambizioso e ancora troppo lontano, dovrà essere “infortuni zero”. «Bisogna partire dal presupposto che la vita di ogni singola persona è sacra – aggiunge il dottor Gigante – il datore di lavoro deve entrare nell’ottica che salvare l’integrità di un lavoratore equivale a salvaguardare una professionalità. E’ in questa logica che dobbiamo continuare a muoverci».
Alessandra Congedo (Corriere del Giorno)