L’inquinamento produce danni al cervello e mette a soqquadro il Dna
L’inquinamento produce danni al cervello. A dirlo sono i risultati di una ricerca svolta dalla Ohio State University, che ha verificato gli effetti sulla salute mentale dell’inquinamento mostrando risultati non proprio rassicuranti. Basandosi su analisi di topi da laboratorio, i ricercatori guidati da Laura Fonken hanno registrato l’emergere di problemi di apprendimento, di memoria e sintomi depressivi nelle cavie esposte a tassi elevati di inquinamento atmosferico. «L’ippocampo è particolarmente sensibile ai danni causati dall’infiammazione. Abbiamo il sospetto che l’infiammazione sistemica che si scatena respirando aria inquinata si trasferisca al sistema nervoso centrale», ha dichiarato la dott.ssa Fonken. C’è poco da stupirsi. Risultati preoccupanti arrivano anche da una ricerca condotta in Italia da un gruppo di ricercatori dell’Università Statale di Milano. Il loro studio si è soffermanto sugli effetti dell’inquinamento atmosferico sui vigili urbani della loro città, su un gruppo di anziani di Boston e sugli operai di un’acciaieria italiana.
Andrea Baccarelli, responsabile del Centro di epidemiologia molecolare e genetica del Policlinico di Milano e docente presso l’Harvard School of Public Health di Boston, ha spiegato così i risultati: «Abbiamo scoperto che nelle cellule di persone esposte all’inquinamento dell’aria, il livello di metilazione del Dna (cioè l’aggiunta di particolari gruppi chimici a regioni specifiche di Dna) cambia rispetto a chi non lo è. In pratica stiamo dimostrando che respirare aria inquinata può mettere a soqquadro il nostro Dna, determinando la riprogrammazione della funzione dei nostri geni, anche soltanto dopo 7 giorni caratterizzati da livelli di inquinamento sopra la soglia».
La ricerca ha poi allargato il suo raggio di azione. A spiegarlo è lo stesso Baccarelli: «Siamo andati a Boston dove abbiamo analizzato i campioni di sangue di 1.800 anziani, anche centenari, soggetti più suscettibili agli effetti dello smog. Lo studio è confermato da indagini simili che stiamo conducendo su popolazioni italiane e la cosa interessante è che nella stessa popolazione in cui si è osservata, in concomitanza di picchi di inquinamento, una consistente diminuzione della metilazione di particolari regioni del genoma, si è anche osservato un aumento della frequenza di infarti e ictus. Questo ci fa sospettare che i due fenomeni siano legati».
Dalla sperimentazione sugli operai di un’acciaieria, stanno giungendo dati che confermano i precedenti: «Li abbiamo reclutati perché lavorano in ambienti in cui le polveri sottili sono molto alte e sono soggetti a un’esposizione intermittente che ci permette di analizzare gli effetti sul Dna a fine turno, facendo confronti con i valori registrati all’inizio del turno. Dai primi risultati è emerso che i geni infiammatori vengono riprogrammati completamente dalle polveri sottili. E questo tipo di alterazione epigenetica predispone alla trombosi».
Aggiunge Pier Mannuccio Mannucci, professore ordinario di medicina interna all’università di Milano: «Abbiamo osservato che le polveri sottili, un insieme di inquinanti aerei e solidi generati da processi di combustione (traffico ma anche da riscaldamento domestico e attività industriali), attivano in senso infiammatorio le cellule immunitarie presenti nelle vie aeree, in particolare i macrofagi alveolari. Queste cellule residenti nei bronchi e nei polmoni, contaminate dalle polveri, producono grandi quantità di 6 citochine, che innescano una generale reazione infiammatoria, la quale può manifestarsi sotto forma di asma o allergia respiratoria, ma può anche dare origine a un evento trombotico».
Il progetto del team guidato da Baccarelli è piuttosto ambizioso: «Vorremmo seguire per 10 anni 2-3 mila persone e capire come l’inquinamento modifica punto per punto l’intero genoma umano, analizzando la metilazione. I mezzi per farlo li abbiamo e ci vorrebbero un paio d’anni per arrivare ai risultati. Seguire le persone per un lungo periodo di tempo ci permetterebbe di scoprire se gli effetti dello smog si accumulano o si dissolvono quando viene rimossa la fonte di inquinamento».