Noi, donne e uomini della provincia di Taranto di varie età e provenienza, che abbiamo partecipato a questa lunghissima campagna referendaria a difesa del bene comune Acqua e dei servizi pubblici locali, esprimiamo soddisfazione per un risultato che in partenza non era per niente scontato. Avevamo contro un muro di silenzio e di disinformazione, costruito ad arte per far sì che il quorum non si raggiungesse: ricordiamo infatti il mancato accorpamento con le elezioni amministrative, che pur avrebbe fatto risparmiare ingenti quantità di denaro pubblico; ricordiamo le date referendarie comunicate in maniera errata dalla televisione; ricordiamo la commissione di vigilanza Rai che ha tardato di un mese sui tempi previsti dalla legge per regolamentare gli spazi referendari in televisione; ricordiamo gli orari di basso ascolto, anche notturni, in cui sono stati trasmessi gli spot referendari e il favore di partenza che la privatizzazione dell’Acqua riscuoteva nei maggiori partiti di maggioranza e di opposizione.
Tutto questo è stato spazzato via dall’impegno realmente democratico di persone che si sono anche autotassate e hanno speso buona parte del loro tempo per informare tutti i cittadini che riuscivano a raggiungere delle ragioni dei referendum: i risultati di maggior affluenza alle urne si sono infatti registrati nei comuni dove sono stati attivi i comitati territoriali. È solo il primo importante passo di una lunga battaglia; ora occorrerà che maggioranza e opposizione riprendano in considerazione la legge d’iniziativa popolare di ripubblicizzazione dei servizi idrici, proposta dal Forum dei Movimenti per l’Acqua e firmata da più di 400mila persone, che giace dal luglio del 2007 nei cassetti della Camera.
Parallelamente in Puglia in questi giorni il Consiglio regionale discuterà del ddl di ripubblicizzazione di AqP, redatto in un tavolo tecnico congiunto tra Regione Puglia, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e Comitato pugliese Acqua Bene Comune, ddl che attualmente risulta snaturato in alcuni punti fondamentali rispetto alla proposta portata in campagna elettorale dalla coalizione che attualmente siede in Consiglio. La pressione democratica dei cittadini non può quindi considerarsi conclusa: insieme all’ottenimento di una effettiva ripubblicizzazione dell’acqua, controllata e gestita insieme con le popolazioni residenti nei vari territori, occorrerà attivarsi affinché tutti i beni comuni ritornino di piena proprietà dei cittadini. Comitato Referendario “2 Si per l’Acqua Bene Comune Taranto”
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