Anidride carbonica: emissioni record nel 2010
Brutte notizie sul fronte CO2. Se nel 2009 si era registrato un leggero calo delle emissioni rispetto all’anno precedente, nel 2010 la situazione si è ribaltata. Secondo dati ancora non pubblicati dall’Agenzia Internazionale per l’Ambiente (IEA), riportati in esclusiva dal quotidiano inglese The Guardian, le emissioni hanno raggiunto la quota record di 30,6 gigatonnellate di CO2, con un spaventoso aumento di 1,6 Gt rispetto al 2009.
Dopo il decremento di 0,3 Gt registrato tra il 2008 e il 2009 a causa della crisi finanziaria ci si aspettava una risalita, “ma non così forte” ha dichiarato al Guardian Fatih Birol, economista dell’IEA e uno dei massimi esperti mondiali in materia di emissioni. I ritmi di produzione sono tornati a crescere, soprattutto nei paesi emergenti, e con essi purtroppo le emissioni collegate. Tutto cià rende problematico il contenimento delle temperature sotto i 2 °C, considerati la soglia oltre la quale i cambiamenti climatici potranno avere, secondo gli scienziati, effetti devastanti.
Per Nicholas Stern, professore della London School of Economics e autore dello Stern Report, in cui presentava al governo inglese i conti sulle emissioni già nel 2006, mettendo insieme i dati del 2010 e le proiezioni del team di esperti sul clima dell’Onu abbiamo il 50 per cento di possibilità di raggiungere un aumento di 4 °C alla fine di questo secolo.
Un altro motivo di preoccupaziome, citato dal Guardian, sarebbe rappresentato dalla fuga dal nucleare. Non è affatto detto che la fetta di energia che non sarà più prodotta con l’atomo (in Giappone e Germania ma non solo) venga coperta dalle energie rinnovabili. Il timore è che possano rendersi necessarie nuove centrali a carbone per soddisfare il fabbisogno.Inotre non è prevista, a breve, una dismisisone delle centrali elettriche tradizionali in favore di impianti sostenibili: l’80 per cento delle centrali che saranno probilmente in uso nel 2020 sono già state costruite o in costruzione.
Mentre è di questi giorni la notizia che il Parlamento europeo ha votato una mozione per aumentare al 30 per cento i tagli alle emissioni da applicare entro il 2020, le negoziazioni guidate dall’Onu per un nuovo trattato globale sulle emissioni languono. Il prossimo incontro è fissato per la settimana prossima a Bonn ma, tanto per cambiare, gli osservatori non si aspettano dai governi un progresso decisivo.
La situazione però non è irrimediabile. Secondo Birol se i governi riuscissero finalmente a dare ascolto all’avvertimento rappresentato da questi dati inquietanti il peggio si potrebbe ancora evitare, ma servirebbero misure drastiche e urgenti. Anche perché l’aumento delle temperature è causato dalla concentrazione di CO2 in atmosfera e questa non solo non deve aumentare, ma richiede tempi lunghissimi per diminuire.
Questi i suggerimenti fornti da Birol per evitare il patatrac: tagliare le emissioni in tutti i modi possibili, promuovendo l’ottimizzazione dell’uso dell’energia (per esempio con le smart grid), investendo nelle rinnovabili e anche scardinando il legame tra aumento del Pil e innalzamento delle emissioni. Per esempio realizzando quell’efficienza promessa dalla Cina a Copenaghen: emissioni dimezzate per ogni unità di prodotto interno lordo.