Già nell’iniziativa promossa da Legambiente l’11 marzo scorso si era denunciato, anche richiamando un rapporto della Polizia Provinciale, come, tra gennaio e febbraio solo la parte dei rifiuti proveniente dagli impianti STIR di Giugliano venisse regolarmente sottoposta ai controlli previsti dal citato atto di intesa. Mentre quelli provenienti da altre zone della Campania, in quantità oltretutto ben più consistenti, subivano controlli solo di tipo ordinario. Una discrepanza per la quale la Regione ha diffidato l’Italcave, chiedendo la sospensione dei conferimenti di rifiuti provenienti dalla Campania.
Avverso tale diffida, l’Italcave ha però inoltrato ricorso al TAR del Lazio, ottenendone la sospensiva e la trattazione per il 12 maggio. Il traffico di rifiuti dalla Campania sarebbe così ripreso. La Regione ha investito della questione il Ministero dell’Ambiente chiedendo un incontro urgente.
“La vicenda è diventata insostenibile”, aggiunge Corvace. “La Regione Puglia si era impegnata ad accogliere 45.000 ton. di rifiuti; ma solo con i severi accorgimenti previsti dall’atto di intesa del 3 dicembre. Dal sito della stessa Regione risulta che solo 1131 ton. di rifiuti siano stati smaltiti secondo questa procedura. Non si è a conoscenza della quantità smaltita diversamente”. Nel frattempo sono scaduti i termini di questo atto di intesa, la cui efficacia era limitata a tre mesi dal primo conferimento di rifiuti in discarica. Nella sospensiva del TAR, inoltre, si ritiene cessato lo stato di emergenza in Campania e si sollevano “ragionevoli dubbi in ordine alla sussistenza di un divieto normativo di smaltimento per i rifiuti speciali non pericolosi”. In pratica è il via libera per conferire rifiuti dalla Campania senza limiti e senza i rigorosi controlli imposti dall’atto di intesa.
Per Legambiente, anche sulla base del D.L. n.196 del 26.11.2010, l’atto di intesa del 3 dicembre era da intendersi inerente a tutti i rifiuti provenienti dagli impianti STIR della Campania (Tufino, Giugliano, S. Maria Capyua Vetere, Battipaglia e Caivano), rispetto ai quali si definivano le quantità da smaltire nelle tre discariche tarantine (45.000 ton) e severe modalità di controllo nelle fasi di loro trasporto e caratterizzazione. Su questa posizione sarebbe anche attestata la Regione Puglia. L’atto di intesa è stato invece interpretato diversamente dall’Italcave e da altri soggetti interessati, ossia limitato ai rifiuti oggetto del bando di gara indetto nell’agosto scorso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Da qui il conferimento di rifiuti in questa discarica, prima della diffida e dopo la sospensiva del TAR, fuori dalle modalità previste dall’atto di intesa.
“E’ ormai evidente” dichiara Lunetta Franco presidente del circolo tarantino di Legambiente, “come il contesto che aveva spinto la Regione Puglia ad offrire, sulla base dell’accordo della conferenza stato– regioni, la sua disponibilità ad accogliere le 45 mila tonnellate di rifiuti campani sia venuto meno. Quell’accordo, da cui era poi scaturito l’atto di intesa del 3 dicembre, si è rivelato fragile e del tutto penalizzante per la Regione Puglia. I fatti dimostrano come fidarsi del Governo abbia comportato solo conseguenze negative, in particolare per la provincia di Taranto dove insistono tre siti di discariche per rifiuti speciali”
Peraltro, l’atto di intesa prevedeva la risoluzione di controversie insorte presso il foro di Bari e non presso il TAR del Lazio. L’emergenza rifiuti in Campania, contrariamente a quanto sostenuto dal TAR Lazio, è ancora vigente.
Legambiente, nell’auspicare un’indagine da parte della Magistratura sulla vicenda, per rilevarne eventuali responsabilità penali, ritiene che la Regione Puglia debba dichiarare comunque decaduta l’efficacia di qualsiasi atto in precedenza sottoscritto, nonché la sua indisponibilità per la stipula nel futuro di qualsiasi altro accordo sui rifiuti campani. Vanno inoltre accelerate le procedure di verifica dell’AIA rilasciata all’Italcave.
Nei confronti dell’esercizio di questa discarica, in un’area già attrezzata per lo stoccaggio di pet coke, Legambiente ha da sempre espresso forti perplessità e ne ha chiesto la chiusura.
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