Stavolta Daniel Goleman si occupa di sostenibilità ambientale. Dopo aver partorito il best-seller manageriale “Intelligenza Emotiva” (1995), Goleman lancia con forza in suo nuovo punto di vista ambientale parlando di quel complesso di metodi, nozioni e processi mentali denominato “Intelligenza ecologica”.
Ma di cosa si tratta?
Goleman la spiega così: «L’intelligenza ecologica si riferisce alla nostra capacità collettiva di comprendere l’impatto umano sugli ecosistemi e di agire in modo da riattivarli e minimizzare questo impatto». Perchè si dovrebbe ricorrere a tale intelligenza? Per Goleman la risposta è semplice: «E’ sotto gli occhi di tutti, poiché l’impatto netto delle attività umane attualmente è un disastro».
L’autore fa riferimento, tanto per cominciare, al riscaldamento globale, senza dimenticare l’utilizzo di 100 mila prodotti chimici industriali. Il 99% di questi prodotti chimici la natura non li ha mai visti. Dice Goleman: «La chiave di tutto è l’analisi del ciclo di vita dei prodotti. Prima che le aziende lancino sul mercato un prodotto spesso conoscono il suo impatto ambientale, ma nel 90% dei casi questo fatto non viene rivelato. Ora siamo in grado di conoscere, senza che l’azienda lo sappia, quale sia questo impatto e il ciclo di vita di un qualsiasi prodotto.
Dobbiamo rendere trasparente il bene e il male di ogni cosa, rendendo fruibile l’informazione per ognuno di noi».
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