I medici Isde a Renzi: “Gli ori di Taranto sono i bambini”
«Col decimo decreto salva-Ilva ancora una volta vengono calpestati la salute e l’incolumità soprattutto dei bambini di Taranto. A Matteo Renzi che inaugura il secondo piano del MarTa diciamo: gli Ori di Taranto sono i bambini e sono in primo piano». E’ quanto afferma l’Isde Taranto (associazione medici per l’ambiente) in una nota rivolta al presidente del Consiglio atteso domani in città per l’inaugurazione di una parte del Museo archeologico. Una visita che a poche ore dal suo compimento appare poco chiara nei dettagli.
Risultano ancora frammentarie, infatti, le notizie che trapelano dall’organizzazione. Tra le poche certezze a disposizione ci sono gli orari previsti per la sua presenza al Museo (ore 11) e in Prefettura (ore 12) dove è stato convocato anche il presidente della Regione Michele Emiliano. In queste ore, l’agenda istituzionale pubblicata nel sito ufficiale del Governo non riporta alcuna informazione sugli impegni del 29 luglio. Neanche i promotori della Summer School “Italia che impresa” – Futuredem – che dovrebbero ospitarlo domani all’hotel “Mercure Delfino” sono in grado di fornire un orario preciso.
Motivi di sicurezza? La verità è che il premier da tempo è costretto a giocare d’astuzia per evitare fischi e contestazioni da parte dei cittadini a causa della crescente insoddisfazione che si respira nel Paese. Fischi e contestazioni che nel caso di Taranto andrebbero indirizzati innanzitutto a chi – in riva allo Jonio – avrebbe dovuto battere i pugni sui tavoli che contano per tutelare seriamente (e da tempo) gli interessi di un’intera comunità.
Torniamo ora ai medici Isde che in un corposo comunicato ricordano al premier come nel nostro sito SIN (Sito di Interesse Nazionale) “si fa fatica persino a nascere (tasso di abortività più alto della media regionale secondo ISTAT ) ma qualora si riesca, è molto più facile morire sempre rispetto alla media regionale (21% di mortalità infantile in più studio SENTIERI 2014) e che nell’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità sulla situazione di Taranto si è registrato un eccesso di incidenza di tumori in età pediatrica (54% rispetto all’atteso regionale)”. Testualmente si riporta: “l’osservazione di un eccesso di incidenza dei tumori e delle malattie respiratorie fra i bambini e gli adolescenti contribuisce a motivare l’urgenza degli interventi tesi a ripristinare la qualità dell’ambiente”.
Continuano i medici: “L’ambiente è uno dei determinanti fondamentali della salute soprattutto infantile perché questa è la fascia di popolazione più a rischio, e la qualità di entrambi dipende fortemente dalle scelte politiche che li coinvolgono. Scelte politiche che dovrebbero mettere i bambini al primo” posto! Dieci decreti per tenere in vita un’industria che andrebbe chiusa. Neppure un provvedimento per tutelare la salute dei cittadini. Il governo s’è inventato il decimo decreto legge in totale contrasto con il buon senso e, peggio, con l’articolo 32 della Costituzione, che riconosce il diritto alla salute.
Evidentemente la salute è, per il governo italiano, subordinato al profitto e all’occupazione. I contenuti del decreto 96 del 9 giugno scorso, che proroga al 2019 il termine per l’ambientalizzazione della fabbrica, sembra varato in spregio alle evidenze scientifiche che dimostrano senza ombra di dubbio la drammaticità della condizione sanitaria dei tarantini e le cause che l’hanno determinata.
Nell’ultimo decreto viene ignorato anche l’articolo 41 della carta costituzionale, per il quale l’iniziativa economica privata è libera ma “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.”. Forse è per questi motivi che vogliono riformare la costituzione? In merito alla questione Ilva è importante ricordare alcuni punti, tralasciando i quali non si può avere una visione chiara del problema.
1) Vi sono decine di studi autorevolissimi che confermano il rapporto di causalità fra mortalità nel SIN (sito di interesse nazionale) di Taranto e inquinamento causato dall’Ilva.
2) La valutazione del danno sanitario, redatta da Arpa Puglia nel 2013, stabilì che anche con l’attuazione dell’Aia (autorizzazione integrata ambientale) 12.500 tarantini sarebbero stati esposti al rischio cancerogeno delle emissioni della fabbrica Ilva.
3) Secondo uno studio dei tecnici dell’acciaieria inglese Corus, supportati dall’Università di Birmingham, nel raggio di 1700 metri da una cokeria è impossibile scendere sotto alla soglia di 1 nanogrammo per metro cubo di benzoapirene, anche utilizzando le migliori tecnologie.
4) E’ in atto una procedura d’infrazione europea a carico dell’Italia dal 2013, per violazione delle norme ambientali da parte dell’Ilva.
5) La Corte Europea per i diritti umani di Strasburgo ha aperto un procedimento contro lo Stato italiano per non aver protetto 182 cittadini tarantini dalle conseguenze dannose degli inquinanti prodotti dallo stabilimento siderurgico.
6) Il danno sanitario imputabile all’inquinamento atmosferico èvalutato in media 280 milioni di euro annui. Secondo uno studio della dottoressa Paola Biasi dell’Università di Firenze (valutazione eseguita secondo i criteri della European Enviromental Agency), questa cifra è superiore al valore complessivo degli stipendi dei dipendenti Ilva.
7) La valutazione delle esternalità negative (danno sanitario) da parte dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, attribuite allo stabilimento Ilva di Taranto nell’anno 2009, oscilla tra i 283 e i 463 milioni di euro, a seconda se si utilizzi la metodologia del valore degli anni di vita persi, o della vita statistica, per la valutazione economica della mortalità;
8) Viene tenuta in vita un’azienda che inquina, perde 30 milioni al mese, perde le commesse e ha 3 miliardi di debiti.
Detto questo, c’è da chiedersi: a chi giova mantenere in vita l’Ilva? Certamente non ai tarantini. Queste considerazioni ci portano inevitabilmente a chiedere che l’attività della fabbrica venga fermata sino ad ambientalizzazione terminata, almeno per limitare i danni (come era nella decisione del giudice Patrizia Todisco, che ne aveva ordinato la chiusura e il fermo produzione nell’ordinanza del 2012) e che si inizi comunque un percorso di riconversione industriale per la rinascita di un territorio martoriato, non solo da Ilva, ma anche da Eni, Marina Militare, discariche radioattive e no, inceneritori, e si restituisca dignità e una migliore aspettativa di vita ai bambini e all’intera popolazione di Taranto e provincia”.
In conclusione, i medici ISDE Taranto si dicono disponibili ad un incontro con il premier Renzi. Infine, un dettaglio da non trascurare. Il comunicato dell’associazione è dedicato a Lorenzo Zaratta, nato con un tumore cerebrale e morto a soli 5 anni il 30 agosto del 2014. Proprio a lui, sabato prossimo, sarà dedicata una giornata di approfondimento dedicata all’infanzia (leggi qui).
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