Taranto: i cittadini fuoridalcomune rilanciano le loro proposte

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fuoridalcomune 20Il giorno della fine delle indagini è stato anche il giorno dell’inizio della ricerca della verità a Taranto. Da anni chiediamo un risarcimento adeguato alla disastrosa situazione di Taranto, che oltre a passare dalle maglie della Procura, deve assolutamente far emergere la verità sulle responsabilità e indurre le coscienze al recupero della dignità perduta.

Siamo convinti che chi ha avuto responsabilità, anche marginali, nella questione ambientale tarantina, debba spogliarsi delle sue cariche e affrontare il processo libero da incombenze istituzionali. Dovrebbe essere un impegno morale che dovrebbe accomunare tutti i cittadini che credono nell’etica della politica.

I cittadini #fuoridalcomune invitano tutte le realtà associative, i cittadini ad incontrarsi per discutere insieme, ancora una volta , le sorti di questa città. Ribadiamo la necessità di nuove forme di investimento ed una rapida riconversione con attività non inquinanti. Sosteniamo la lotta degli operai che perdono il posto di lavoro, e invitiamo i lavoratori della Vestas del gruppo Marcegaglia, dell’indotto TCT, tra l’altro aziende che producono Green Economy, e tutti i disoccupati della città di unirsi alla nostra proposta per la città di Taranto.

1. Fermo degli impianti inquinanti a partire dall’area a caldo. Caratterizzazione, bonifiche e riconversione. Siamo convinti che questo processo possa portare almeno 30 anni di lavoro per tutti gli operai oggi impiegati e, plausibilmente, data l’enorme portata dell’opera necessaria, che ci sia bisogno di altra forza lavoro, quindi nuova occupazione. Per questo chiediamo di attivare, presso la Regione, corsi di qualificazione e riqualificazione professionale dedicati alla formazione e specializzazione di giovani e disoccupati come addetti alla riconversione. Ribadiamo la centralità del tema degli operai: nessuno deve restare senza lavoro. Pertanto chiediamo che agli esuberi previsti sia riconosciuto il diritto ai lavori usuranti, garantendo il prepensionamento ai circa mille operai anziani, mentre per tutti gli altri il reimpiego nei lavori di bonifica. Chiediamo che il Comune di Taranto chieda un cospicuo risarcimento a Riva, finalizzato allo sviluppo delle aree demaniali, per sostenere investimenti su cultura, archeologia, turismo; per risarcire l’agricoltura, l’allevamento e la maricoltura e per le attività marinare.

2. Pretendiamo economie alternative e sostenibili per la città. Siamo certi che anche risolvendo la questione Ilva, il problema occupazionale, sociale, culturale ed economico di Taranto resterebbero invariati. Da fonti giornalistiche apprendiamo che a Taranto e Provincia ci sono 110 mila disoccupati (fonte Gazzetta del Mezzogiorno), che Taranto è l’ultima città italiana per la qualità della vita (fonte Sole24). Crediamo che emigrare non sia più giustificabile e che i giovani della città abbiano diritto ad un tessuto economico che valorizzi le loro idee. Il problema di Taranto trova le sue radici in una politica inadeguata e complice alla logica della grande industria. La perdita del distripark, dovuta alla mancata presentazione di un progetto valido, la mancata realizzazione di una retroportualità, di infrastrutture, di un aeroporto. La mancata realizzazione dell’Area No Tax, che sarebbe certamente fonte di attrazione di capitali italiani e stranieri importantissima.

Per tutte queste motivazioni, proponiamo che i locali chiusi, di proprietà comunale, nei quartieri Tamburi, Città vecchia e Borgo, nonché quelli provenienti dalle future dismissioni demaniali, adeguatamente bonificati, vengano messi a bando per ospitare laboratori di arte e mestieri. Riteniamo che questi investimenti debbano essere sostenuti con l’attivazione di un circuito per il microcredito, atto a finanziare progetti economici di piccola entità e per la valorizzazione del territorio. Chiediamo, inoltre, la riapertura degli albi per il riconoscimento del titolo di guida turistica, fondamentale per la città di Taranto e, ancora, l’istituzione di un parco marino o un santuario dei cetacei, affiancato allo sviluppo di diving per escursioni marine, valorizzando il tesoro del mar Piccolo per sport acquatici non invasivi quali canoa, vela e turismo sportivo. Suggeriamo anche uno studio di marketing per lo sviluppo territoriale. Questi primi passi, siamo sicuri, riqualificherebbero la città.

3. Infine, non certo per importanza, ritenendo la salute un diritto primario, pretendiamo l’esenzione ticket per la prevenzione delle patologie riconducibili all’inquinamento e l’abbattimento delle liste di attesa, come indicato nella campagna R.S.T. Riteniamo, ancora, che le strutture sanitarie locali debbano essere attrezzate con macchinari all’avanguardia per la diagnosi e la cura, tenuto conto del fatto che quelli attualmente presenti sono da considerarsi obsoleti ed inefficienti.

I cittadini #fuoridalcomune

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